THOR
TEOCRAZIE

di Michele”Mickey”  Miglionico
con la partecipazione di Valerio Pastore

 


Thor#14
PRIMA DELLA BATTUTA…
di Valerio Pastore

Gimlé, Asgard.

Sono passate poche lune e molti festeggiamenti dall’insediamento del Dio del Tuono a nuovo Sovrano del Regno Dorato –un insediamento seguito alla sorprendente abdicazione di Odino prima, e dalla conferma dell’Althing dopo.

Un nuovo ruolo, carico di responsabilità che fino a quel momento erano state accentrate e caricate sulla schiena del solo Padre di Tutti. Una situazione che il nuovo, giovane sovrano aveva deciso di cambiare, a suo modo.

A seguito dell’attacco di Loki e dei suoi alleati, scelti fra i più sinistri nemici di Asgard, era diventato chiaro che un governo centralizzato era troppo vulnerabile. Thor non possedeva il potere del padre –se le stelle lo avessero voluto, il giovane avrebbe ereditato quel potere solo dopo molto, molto tempo, a seguito della morte di Odino.

Stante l’attuale, imprevista situazione, Thor aveva dato un colpo al cerchio ed uno alla botte, suddividendo il potere fra i vari Mondi e Regni, che ora godevano di una propria autonomia[i]. Thor stesso avrebbe mantenuto il potere diretto solo fra gli Aesir.

E quella che sarebbe stata a lungo ricordata come l’Era della Svolta, era appena iniziata...

 

La nuova sala era stata realizzata sia per trasmettere un senso di ricchezza e grandiosità, come si conveniva al cuore della vita politica di Asgard, sia per accogliere agevolmente i suoi ospiti, acciocché potessero operare col massimo conforto nel nuovo, difficile ruolo che li aspettava.

Presiedeva la riunione di quella favolosa tavola rotonda il Re dei Re, il Sovrano, il Potente Thor nella sua ricca armatura adornata dal fedele Mjolnir fissato alla cintura dorata. Il Dio del Tuono brandiva un elegante scettro. Se era nervoso, per quella prima riunione dell’esecutivo politico di Asgard, non una fibra del suo corpo tradiva tale sentimento. Per ora.

“Grazie per avere risposto prontamente alla mia chiamata, amici miei.” Persino la sua voce aveva assunto un tono più fermo, imponente, intonato al volto ornato di una folta barba. “Lo scopo di questa prima riunione è di definire i ruoli amministrativi che ho elaborato per voi in questi giorni.”

Poi, indicando uno ad uno i presenti, disse loro, “Ashema: tu sarai il Ministro per gli Affari Esteri di Asgard.”

Il Costrutto degli enigmatici Celestiali non batté ciglio –il suo scopo era imparare, capire, e questa strana rivoluzione era forse un’occasione unica per scoprire qualcosa di davvero nuovo su delle creature ritenute fino a quel momento stereotipi di sé stesse.

Thor si rivolse alla figura umanoide che fungeva da suo consigliere personale. “Marnot, tu sarai il Ministro per gli Affari Interni.”

La creatura, una manifestazione di Hescamar, uno dei fedeli corvi di Odino era divertito là dove Ashema era intrigata. Per educazione, o per istinto di conservazione, Marnot annuì ma si astenne dal commentare.

Forseti, Dio delle Controversie, chi meglio di te alla Giustizia?” Parole che, negli intenti, suonavano nobili e cariche d’onore –ma il figlio di Balder non sapeva ancora di cosa stesse parlando esattamente il suo Signore!

Tyr, la tua esperienza nella pugna fa di te il migliore al Ministero della Difesa.” E Thor vide il Dio dalla nera barba annuire solennemente, con un familiare fuoco negli occhi. E fu sicuro che da quella parte, non avrebbe avuto dissensi.

La prima scaramuccia ufficiale fu aperta proprio dall’ex-Sovrano del Regno. “Figlio, ti rendi conto di quello che stai facendo?”

Le torce si riflettevano come fuochi fatui sull’armatura di Thor, che guardò il padre dritto negli occhi, prima di dire con calma, “Parla pure, Padre.”

Ricambiando lo sguardo, Odino disse, “Ti accingi a gestire il Regno Dorato come un’istituzione di Midgard. Stai sconfessando le nostre tradizioni e la nostra cultura.”

Uno scambio verbale quieto, foriero di una tempesta feroce. Thor placò i venti sul nascere. “Invero, Padre, è mia speranza che questa nuova gestione possa concedere un giusto, lungo periodo di pace al nostro mondo troppe volte ferito. E ora, col tuo permesso...” una pausa, giusto il tempo di vedere Odino annuire brevemente, per poi indicarlo con lo scettro. “Tu, Odino, Padre di Tutti, Saggio Onnipotente, sarai il nostro Ministro per le Questioni Mistiche.”

Odino il monocolo inghiottì fiele, e si ripromise di fare una lunga chiacchierata con il figlio –almeno, doveva riconoscergli l’avere imparato il protocollo.

Thor terminò le assegnazioni con due ultimi nomi. “Bragi presiederà il Ministero della Cultura. Eir quello della Sanità. E per oggi, è tutto. Domande?” era stato tentato di dire ‘obiezioni’, ma a quel punto avrebbe aggiunto troppo attrito nei rapporti.

“Sire,” disse Marnot, con quel suo tono che suonava sinceramente rispettoso, ma che un buon orecchio avrebbe colto come prossimo all’irriverenza. “Penso di parlare a nome di tutti, quando dico che accettiamo queste investiture che ci riempiono d’orgoglio...Ma Voi non potete sottovalutare quanto conservatore sia il nostro popolo. Questi cambiamenti non saranno bene accetti.”

Thor annuì. “Obiezione pertinente, amico mio...Ma credo che la risposta dovrà attendere il momento in cui i vantaggi di questa nuova gestione saranno manifesti. Non desidero lasciare nulla di intentato; considerando a quali pericoli ci abbia sottoposto la centralizzazione fino ad ora, non credo che questa mia innovazione possa fare di peggio.” Terminò la frase con un’occhiata intensa, di avvertimento.

Per il momento, tutti decisero di accontentarsi di quella spiegazione.

Thor sospirò, poi la fermezza tornò a farsi largo nella voce. “Ma prima di congedarvi, desidero avere la vostra attenzione sugli obiettivi che ci attendono nell’immediato. Proposte?”

I pensieri dei presenti andarono subito alle anime dei caduti durante la Teomachia: anime prigioniere fra gli artigli di Mefisto, a causa dello scellerato patto contratto con il demone. Ma come liberarle? Mefisto era troppo potente, e...

“Mio Sire,” intervenne Tyr. “Credo che sia giunto il momento di mettere la ricerca e la cattura di Fenris in cima alle nostre priorità.”

Thor annuì, quasi vergognandosi di non averci pensato lui stesso –l’oscuro figlio di Loki, un demone che di lupo aveva solo la guisa, era destinato ad uccidere Odino, nei giorni del Ragnarok. Allora, e solo allora, sarebbe dovuta avvenire la sua liberazione...Eppure, per qualche ragione, durante l’invasione di Seth, qualcuno era riuscito a spezzare l’indistruttibile Gleipnir che teneva il lupo prigioniero[ii].

Prese la parola Odino. “Avevo incaricato il Principe Hrimhari, di trovare il mostro. Ma, ahimè, ancora nessuna nuova. Anzi, credo che sia il caso di informarlo della tua nomina, Thor.”

“Provvederò subito. In privato, dalla sala del trono...Tyr. Tu possiedi un legame con il malefico. Seguimi.”

Thor aveva volutamente lanciato una breve occhiata al braccio destro del Dio della Guerra –pardon, Ministro della Difesa. Il braccio che terminava al polso –perché Gleipnir potesse essere assicurata al collo di Fenris, Tyr aveva accettato di farsi mangiare la mano dal lupo, se questi non fosse riuscito a liberarsi dalla catena.

 

Almeno, con non poca soddisfazione degli abitanti del più sontuoso palazzo del Regno, gli interni non erano stati coinvolti nella rivoluzione, e la Sala del Trono rimaneva il punto di riferimento per eccellenza per ogni Asgardiano, il luogo dove la parola del Sire era Legge Indiscutibile.

Thor sedette sul trono, mentre Tyr si metteva su un ginocchio ai piedi di esso.

Thor poteva non possedere il potere di Odino, ma suoi erano ora potenti artefatti per ovviare a questo handicap. Lo scettro era uno di essi. Dovette solo concentrare la propria volontà, pensare al nobile Principe-Lupo che altre volte aveva combattuto con spirito di sacrificio al fianco degli eserciti del Reame...

L’aria fra il Sire di Asgard ed il suo Ministro fu squarciata da una vampata di fuoco azzurro. Poi, all’interno della fiammata, il fuoco fu sostituito da un’immagine nitida...

Thor sbarrò gli occhi, protendendosi in avanti. “Per il fetido fiato di Ulik!”

Nell’immagine, Hrimhari, il fianco argentato coperto da una benda, stava osservando qualcosa verso l’alto. Al fianco del Principe, stavano altri mortali –un essere coperto in parte fiamme, in parte di ghiaccio, e un altro vestito tutto di bianco, a volto coperto.

Il ‘qualcosa’, era un uomo vestito di nero, il costume adornato solo da un mantello bianco. Gli occhi della figura sospesa nell’aria brillavano di energie arcane.

Mjolnir iniziò a brillare. Thor osservò con sorpresa il fenomeno –raramente, il suo martello reagiva in simile maniera, come se esso stesso ardesse di gettarsi contro la figura in nero. Il potere di cui quell’essere disponeva doveva essere invero tanto vasto quanto corrotto..!

Tyr balzò praticamente in piedi, la mano sinistra pronta sull’elsa della spada. “Mio Signore, dobbiamo aiutare il Principe!”

Anche Thor si alzò, già estraendo Mjolnir dalla cintura. “E invero così sia fatto! Preparati, amico mio: ci attende...”

Fermi!

La fiamma si estinse. I due Dei voltarono la testa all’unisono, vincendo a fatica l’impulso di cadere in ginocchio. Perché, ex-Sovrano o no,

Odino era ancora la figura più rispettata dei Nove Mondi. L’anziano Padre di Tutti avanzò nella ‘sua’ sala con la maestà che indossava come una seconda pelle. “Con il rango, figlio, ci sono delle responsabilità.” La sua voce era marmo scolpito, e infatti Thor tacque.

Odino proseguì. “Puoi fare finta di essere un piccolo Re, con poche responsabilità per le tue irruenti spalle, Thor, ma hai perso il diritto ad interferire con gli affari di Midgard a tuo piacimento. Hrimhari ha fatto una scelta precisa, restando fra i mortali; e nel rispetto di tale decisione, nonostante sia stato io stesso a portarlo a nuova vita su Asgard secoli fa, ho deciso di lasciarlo libero. Con tutte le conseguenze che ciò comporta.”

Thor avanzò, la sfida negli occhi. “Lasciarlo perire significa perdere ogni possibilità di trovare Fenris, Padre. Anche questa è una conseguenza ‘accettabile’?”

L’occhio buono di Odino mandava quasi lampi. “E tu, hai già dimenticato di potere contare su amici fidati, che combatteranno per te fino alla morte? Vivere fra i mortali ti ha fatto dimenticare che per la vita del Sire non c’è sacrificio vano. E ora basta perdere tempo: se proprio desideri un combattimento, invia subito Tyr, i Tre Guerrieri e Red Norvell. E solo se loro stessero per fallire, allora potrai permetterti di rischiare personalmente.”

“’Perdere tempo’. Thor lanciò un’occhiata di sfuggita a Tyr, che pendeva dalle sue labbra. E comprese che ostinarsi in una posizione di sfida per partito preso lo avrebbe fatto sembrare un autentico sciocco...Odino era pur sempre l’autorità definitiva, per quanto riguardava l’esperienza. Anche se, in questo caso, aveva torto! Thor avrebbe potuto prelevare il Principe senza alcuno sforzo, grazie allo scettro –ma aveva imparato bene quanto fosse pericoloso lasciare conti in sospeso con i mortali...Senza contare che lo stesso Hrimhari non avrebbe apprezzato di venire portato via da uno scontro come fosse stato un cucciolo indifeso. Sarebbe voluto tornare indietro solo per salvare l’onore!

Thor poteva scegliere qualcun altro, da inviare, ma doveva comunque prepararsi ad accettare i suggerimenti dei suoi Ministri –era per questo, che li aveva nominati. Annuì, e sollevando lo scettro, urlò, “Fandrall, Volstagg, Hogun, Red Norvell, il vostro Sire ha bisogno di voi!”

Un lampo di luce, e le persone convocate apparvero alla sua presenza. Red Norvell, barba capelli folti e rossi, vestito di pelliccia e di una cotta di maglia dorata, uno dei due mortali che aveva l’onore e l’onore dei poteri di Thor, aveva un’aria fra il sorpreso ed il seccato, evidentemente non avvezzo a un simile metodo di ‘chiamata rapida’. Volstagg aveva in mano un cosciotto parzialmente masticato che avrebbe potuto appartenere ad un Velociraptor, tali erano le sue dimensioni. “Per le lune splendenti!” fece il gigantesco guerriero in rosso e oro, che avrebbe potuto fare sembrare Kingpin un mingherlino. “Proprio mentre stavo condividendo un salutare pasto con una delle più belle damigelle del...”

Thor lo invitò a tacere con un cenno della mano. “Una crisi su Midgard coinvolge il fedele Hrimhari. Norvell vi porterà da lui, alla pugna.

“Una volta risolto il problema, usate ogni sforzo per trovare il malefico Fenris...Ma non ingaggiate battaglia. Avrete bisogno di me per una simile prova. E ora andate.”

L’uomo si irrigidì. Ne avrebbe avute di cose, da dire, sopratutto su quel modo di fare che era lontano anni-luce dal Thor che conosceva...Poi, sentì una mano sulla spalla.

Era Hogun il Fosco, che scosse impercettibilmente la testa. La questione era rimandata, per ora. I guerrieri si riunirono, con la figura di Norvell al centro della formazione.

Norvell sorrise. “Te ne lasceremo abbastanza per farci un paio di pantofole, Maestà.” E fece roteare il suo martello, a una velocità crescente, fino a quando l’oggetto divenne un contorno sfocato, non più un corpo solido ma una parte del tremendo potere necessario per aprire un vorticante portale dimensionale.

Un lampo, e svanirono. Il silenzio tornò a regnare, silenzio dapprima rotto dal crepitare delle torce, poi da una voce amareggiata. “Il tuo consiglio è sempre bene accetto, Padre mio...Ma non la tua aperta ostilità. Arrenditi alla tua stessa decisione, o reclama lo scettro. Niente giochi.”

Odino sospirò stancamente. “A sentirti pronunciare queste parole, con un simile tono, al tuo posto sarei tentato di credere che Loki ti ha lanciato una malia. Ma so che non è così, e questo mi preoccupa ancora di più.

“Thor, non puoi liberarti delle responsabilità delegandole ad altri. Tu dici che il tuo sistema porterà frutti di pace? Forse sì. Di prosperità? Ci ripenserei.

“Credi che ti abbia ignorato, negli anni in cui vivesti il tuo esilio su Midgard? Che mi sentissi troppo in alto per preoccuparmi per il benessere del mio figlio prediletto?

“Ti ho seguito attentamente, giorno per giorno, mentre facevi combinare la tua vita come Donald Blake e come eroe. Ho visto attraverso di te di quali nobiltà e nefandezze siano capaci i mortali ‘moderni’...

“E ho visto come le migliori intenzioni possano venire frustrate dalle loro organizzazioni ‘politiche’. Quando eri un medico, figlio, quante volte hai vissuto, od assistito alla cieca inettitudine di apparati troppo ramificati ed affezionati ai propri interessi per servire bene i bisognosi? O hai fatto finta di non vedere?”

...

Odino posò le mani sulle spalle del figlio. “Hai ragione: non so cosa ci attende in questo sentiero da te aperto, e ne sono spaventato. Mi fido di te...ma sarei ancora più sollevato se tu comprendessi le implicazioni sottili di questa ‘federazione’. Ogni Regno avrà i suoi rappresentanti, ed essi dovranno essere convocati in assemblee lunghe e tortuose a scadenze più o meno regolari. E ogni rappresentante non potrà essere trattato come un feudatario. La tua parola sarà finale, ma faticherai non poco ad imporla. Ti chiedo solo di agire con giudizio.”

Il figlio non osò incontrare gli occhi del padre. Tornò a sedersi sul trono. Come avrebbe voluto confidarsi, approfittare di quel momento per spiegare di come la sua soluzione traesse radici da un’altra, più importante considerazione!

Suo padre. Il suo amato padre, la figura più importante della sua vita! Quante volte, troppe volte, aveva patito sapendolo bersaglio di mille nemici decisi a rubare il trono in un modo o nell’altro. Quante volte, aveva trepidato durante il lungo Sonno di Odino, necessario al Sire per recuperare le forze!

Cosa sarebbe successo, se Odino fosse rimasto quale figura predominante? Come poteva Thor spiegare al padre che senza questa ‘rivoluzione’, Odino rischiava di restare un bersaglio per la corsa al trono?

Thor serrò la mascella: no, basta attentati a Colui che meritava la pace più di ogni altro! E ben venisse la solitudine, per il nuovo Sire, se non fosse stato vano...Ma ora...

Thor concentrò di nuovo la sua volontà sullo scettro. E ancora una volta, il Sire assistette alla battaglia.

 

Phoenix, Arizona.

 

Un miracolo. Niente di più, niente di meno. Una sola parola, spesso interpretata come foriera del bene.

Oggi, l’eccezione conferma la regola.

Perché questo miracolo, questo ritorno dal mondo dei morti, è foriero di un male indicibile ritenuto, erroneamente, esorcizzato.

Un male chiamato Darksoul, nel corpo ricostruito di William Taurey. Un William Taurey che rideva in modo maniacale, un William Taurey ora vestito di un costume completamente nero, adornato da un mantello bianco.

William Taurey poteva essere vivo nel corpo, ma l’essenza apparteneva al diabolico Uomo dei Miracoli. “Piccoli, patetici gusci di carne!” gridava rivolto al cielo. “Esseri dalla realtà limitata! Io sono il grande manipolatore, la vostra fine! Guardatemi, tremate, inginocchiatevi in adorazione e forse vi risparmierò la vita!”

 

In basso, i suoi avversari, i Campioni dello Zilnawa, lo osservavano. Ed aspettavano.

Hrimhari, teamleader pro tempore, disse, “Non può ancora farci niente. È indispensabile che prima la Darksoul confluisca completamente nel corpo ospite, o i suoi effetti non cesseranno di essere.” In piedi sulla sua testa, la faerie Yllyni si tenne pronta, assorbendo quanto più possibile delle mistiche energie confluite in quel terribile processo di resurrezione.

“Aspetto tutto il tempo che vuoi, pelosetto,” fece Equinox, l’Uomo Termodinamico. “Ma ho come l’impressione che stavolta abbiamo un intero campo di patate bollenti, fra le mani.”

Per conto suo, come sempre, il Ninja Bianco non commentò –era solo alla disperata ricerca di una qualunque debolezza fisica di Taurey. E non ne individuava nessuna..!

<Dave,> comunicò il Principe mentalmente, <resta dove sei. Non attirare la sua attenzione! Fai solo quello che ti dirò, se dovesse rendersi necessario.>

Dietro di loro, nascosto da cumuli di macerie, Dave Martin, aka Schizoid Man, intento a vigilare su un semicatatonico Capitan Ultra, si guardava bene dal disobbedire.

 

Il disco di nere nubi, il cuore della Darksoul, terminò di confluire nel corpo dell’Uomo dei Miracoli, che, per un momento, sembrò perso come in una sorta di estasi, a braccia spalancate. Vulnerabile.

Adesso!” ringhiò Hrimhari, e dalle braccia congelate di Equinox partì una delle sue più potenti scariche di plasma!

“Cosa..?” confuso, Taurey si parò istintivamente gli occhi, istintivamente nullificando il calore intorno a sé. Ma prima di potere capire come ci fosse riuscito, un maglio di ghiaccio lo investì in pieno volto! Stordito, cadde senza controllo.

Yllyni si portò sopra la figura umana. Puntò le braccia, e l’Uomo dei Miracoli scoprì che anche una creaturina alta neanche 20cm poteva generare non poco potere!

Investito dalla scarica mistica, Taurey quasi affondò nel terreno coperto di macerie, sollevando una fitta nube di polveri.

 

La nube di polvere non aveva neppure iniziato a disperdersi, che una figura nera si erse a fatica in piedi. “Dio...Io sono...Dio...Dovete...” il suo sconnesso discorso fu bruscamente interrotto da un colpo di martello! L’Uomo dei Miracoli fu ricacciato fra le macerie. Il martello tornò al suo proprietario.

“Il nostro solo dovere è di eliminarti, pazzo!” fece Red Norvell, prima di chinare la testa rispettosamente verso il lupo antropoide “Salute, Principe. Sua Maestà, il Potente Thor, ci ha mandato a recuperavi in vista della Caccia a Fenris. Giusto il tempo di sistemare quel marrano.”

Mentre i Tre Guerrieri si disponevano insieme ai Campioni, Hrimhari decise di non fare domande, per ora, anche perché Norvell non avrebbe risposto, impegnato com’era a preparare la sua prossima mossa.

che l’attimo successivo levò il martello al cielo. Il cielo tornò a colorarsi cupamente, e questa volta di nubi cariche non di potere maligno, ma di non meno pericolose saette!

Una pioggia di fulmini si concentrò sul metallo di Uru, facendo brillare l’arma come un sole in miniatura.

“PRENDI!” Urlò Norvell, e scaricò quel potere sull’Uomo dei Miracoli! Una scarica continua, una forza sufficiente a fondere un edificio...ma Taurey non cadeva!

“Non perdere tempo, mister!” urlò Equinox, “Il potere di quel figlio di &%*$ sta mandando in reazione tutto il materiale fissile del mondo! Devi metterlo a nanna, e subito!”

Le intenzioni potevano essere buone, ma se anche Norvell era un mortale con i poteri di un Dio, possedeva altresì un caratteraccio degno di quei poteri. “Non venirmi ad insegnare il mestiere, ragazzo! Ne ho messi sotto di migliori di*” Le sue parole si spensero nella bolla di vuoto assoluto che lo avvolse. Non morì subito solo grazie alla propria costituzione, ma non sarebbe durata a lungo. Anche un semidio doveva respirare!

Taurey ridacchiò. “Resistente...Molto bene: la tua fine sarà più dolce*huff!*” il suo trionfo divenne sorpresa e dolore, quando una mazza borchiata lo colpì all’addome, costringendolo a piegarsi in due!

Ora c’era Hogun, a fronteggiare il supercriminale. Niente vaniloqui, niente perdite di tempo: le armi incantate erano un altro tallone d’Achille del posseduto dalla Darksoul, e l’Asgardiano non risparmiò colpo su colpo –alla testa, alla schiena, al petto, ad una velocità insospettata, e ovunque potesse fare il maggiore danno possibile!

“NO!” L’Uomo dei Miracoli aprì istintivamente un abisso sotto i piedi di Hogun. Colto di sorpresa, il guerriero cadde...per essere afferrato alle spalle da Equinox.

“Almeno ci hai provato, facciallegra. Credo che sia il caso di passare al piano B, se ne avete uno.”

L’Uomo dei Miracoli posò il suo sguardo sui due eroi. Decise di trasformare l’aria intorno a loro in gas nervino, e godere delle loro sofferenze*

Un gorgoglio gli scappò dalla bocca, mentre la lama di una katana gli trapassava la gola! Non si trattava di un’arma magica, tuttavia, e l’Uomo dei Miracoli si riprese abbastanza in fretta da potere afferrare la lama…e disintegrarla.

Taurey si voltò, ed afferrò il Campione per la gola, sollevandolo come un pupazzo. “Per il tuo affronto, meriti…Cosa?” solo a quel punto, si accorse di stare per spezzare il collo ad un manichino.

La sua sorpresa terminò in un urlo di dolore, quando, questa volta, la lama di una spada incantata si infilò nella sua schiena, fuoriuscendo dal petto!

“Hogun! Adesso!” urlò Fandrall.

Sopra di loro, il Fosco si lasciò andare, la mazza brandita. Una buona tattica, in fondo, che nelle intenzioni avrebbe dovuto porre fine rapidamente alla battaglia.

Un attimo prima dell’impatto, un’esplosione di energia disperse i combattenti e le loro tattiche come foglie al vento!

Taurey estrasse la lama dal petto. Non sangue, ma energie arcane defluivano dallo squarcio. La Darksoul era potente, ma l’uomo era nuovo a quel potere, e reagiva di conseguenza, limitandosi istintivamente. Avrebbe potuto guarirsi in un attimo, invece contemplò con soddisfazione, ansimando, i corpi inerti. Vivevano ancora, ma per poco…

Con la velocità del lampo, gli artigli di Hrimhari entrarono nella lotta! E ancora una volta, il dolore investì Taurey. E prima che potesse riprendersi, altri colpi e morsi volanti costellarono il suo corpo di nuove ferite, come se una motosega impazzita si stesse accanendo sul nemico…

 

“Il Principe è una creatura pura, e i suoi colpi sono veleno per gli esseri corrotti,” stava dicendo Volstagg a Schizoid Man, che osservava quello sviluppo con visibile preoccupazione. Gli diede una pacca sulla spalla. “Non avere timore per lui. L’ho visto mettere a terra i più tosti giganti…Altrimenti, sarei ben lieto di intervenire al suo fianco. Il Leone di Asgard non desidera sminuire i suoi amici.”

“Non credo che avremo il tempo di vedere se hai ragione,” disse il mutante, osservando la bolla di vuoto in cui Norvell stava ormai agonizzando. Sapeva quali erano i suoi ordini, ma era ora di fare la sua parte. A un suo comando, un paio di ali di energia mentale spuntarono dalla schiena di Volstagg, sollevandolo come fosse senza peso! “EHI!” fece il guerriero in rosso.

“Sai come si dice, ciccione…a mali estremi…” in realtà, il mutante, i denti serrati, si sentiva scoppiare la testa: quella specie di Babbo Natale pesava come tutte le sue renne messe insieme!

“Ciccione?” fece Volstagg, agitandosi, mentre saliva sempre più in alto. 20 metri...30...40... “Chi è ciccione? La mia possanza riflette la mia fama. E ora lasciami, figliolo, prima che mi arrabbi sul seEEE!!”

 

<Hrimhari, vattene!> Il principe-lupo udì l’avvertimento, ma non ebbe bisogno di conferma. Non quando furono le sue orecchie, a cogliere il sibilo, simile a quello di uno Zero in picchiata-kamikaze.

Passò alla forma quadrupede, e schizzò via.

L’Uomo dei Miracoli, ancora disorientato per l’attacco, sollevò la testa. Sbarrò gli occhi, incredulo...

 

B O O M ! !

 

Questa volta, la nuvola che si levò fu tale da fare credere che una bomba fosse davvero caduta sul posto. Passarono un paio di minuti, prima che la figura devastata di Taurey emergesse, barcollando. A quel punto, ogni traccia di sicurezza e di esaltazione era svanita. L’Uomo dei Miracoli pensava solo a come fuggire da quella specie di incubo...

Poi, vide una familiare, maestosa figura venire verso di lui. La polvere si diradò abbastanza da mostrare dei riflessi dorati...

“Mi hai umiliato, ometto...E questo, proprio non lo sopporto,” disse Red Norvell.

Inaspettatamente, Taurey sorrise –un’espressione che poteva apparire di rassegnazione..come di qualcos’altro.

Norvell puntò il martello, serrando la staffa a due mani. Concentrò ogni iota della sua volontà, e dal metallo di Uru partì una raffica di anti-potere.

Fu troppo abbagliante, da guardare direttamente. Una concentrazione dell’energia che, a buon diritto, era definita come l’arma definitiva del Dio del Tuono. SI riversò sull’Uomo dei Miracoli, e trasformò istantaneamente il suo corpo in un ammasso caotico di molecole crepitanti!

E alla fine, la cosa amorfa che era stata l’Uomo dei Miracoli si avviluppò su sé stessa, roteando a una velocità folle…e scomparve in un’ultima, accecante implosione.

 

Thor annuì, soddisfatto. La scelta di suo Padre si era dimostrata valida, come sempre.

“La Darksoul è solo fuggita,” disse Odino, cupamente. “Fortunatamente, Midgard è ricca di campioni del bene, e il demone avrà bisogno di tempo, per riprendersi.”

“Sfortunatamente,” disse Thor, alzandosi dal trono, “Red Norvell, per quanto si sia dimostrato valido, ha peccato non poco di orgoglio. E per catturare Fenris, una simile qualità, unita ad un’evidente inesperienza, è del tutto insufficiente...Ah, sei qui, mia amata.”

Lady Sif, la moglie di Thor, era entrata in quel momento nella sala. Thor si rivolse a lei con tutta la formalità della sua posizione. “Devo andare. La Caccia deve essere portata avanti da me: il popolo degli Aesir si aspetta che sia il suo Re, a debellare le più gravi minacce. Nel frattempo, Milady, sarai tu a regnare in mia vece –un compito, invero, nel quale ti sei dimostrata più che capace.” Guardò suo padre, invitandolo mutamente a contraddirlo.

E Odino tacque, poiché lui stesso aveva designato occasionalmente la valorosa guerriera alla più alta delle Cariche.

 

L’ologramma di Simone Giapeto, il Direttore delle FSDN[iii], disse, “Le reazioni nucleari abnormi sono cessate, e la presenza della Darksoul sembra essere stata esorcizzata da quest’area, per ora.

Hrimhari, nonostante il pessimo tempismo, capisco che tu abbia un dovere verso i tuoi compatrioti. Ti auguro buona fortuna...E mi auguro che tu voglia essere ancora dei nostri, risolta questa ‘Caccia a Fenris’.”

Il Principe annuì, lanciando brevemente un sorriso a Schizoid Man, il cui giovane cuore, dopo la condivisione mentale[iv], non aveva più segreti. “Ho preso un impegno con voi, e lo rispetterò. Tornerò, non teme*” la sua voce si perse nel lampo di luce che senza preavviso avvolse lui e i quattro Asgardiani!

 

“Professore! Cosa..?”

“Un fenomeno mistico,” Giapeto stava consultando i valori sulla propria consolle. “Sembra che Fenris abbia deciso di giocare d’anticipo. Temo che ora la cosa sia per forza nelle mani della buona sorte, signori.” La cosa più difficile era fingere la sua preoccupazione –in fondo, quel confronto era, in un certo senso, inevitabile...Ma se solo Fenris avesse messo da parte la sua proverbiale impazienza...

Giapeto sospirò. Era cominciata, e non ci si poteva fare niente. C’era solo da sperare che non finisse per il peggio...

 

Thor#15
HEAVEN OUT OF HELL
[tie-in del crossover Inferno²]

“Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi”
Proverbio popolare

”… un altro inferno mi accoglie.
Ma adesso spegni le fiamme.”

S. Savella


Gimlé.
Thor, sovrano di Asgard, ha indetto una riunione con i suoi collaboratori per parlare ancora una volta delle esigenze del Regno Dorato. Odino, Marnot, Ashema sono i principali assistenti del nuovo monarca.
- Bene, ci siamo tutti. Ordunque, la questione legata a Fenris è stata risolta, a tempo indeterminato… abbiamo scoperto che i nostri fratelli egizi si sono insediati in una galassia della cosiddetta Zona Negativa e abbiamo inviato un messo per riallacciare i rapporti[1]… la stabilità dei Nove Mondi viene confermata ogni giorno di più... non ci rimane che attendere una risposta dai pantheon alieni alla Terra ed elaborare un piano per mettere fine all’usurpazione del vile, ma potente, Mefisto… - fa il punto della situazione il recente Sovrano di Asgard.
- Ti ricordo che il tuo ex-fratellastro è ancora a piede libero per i Nove Mondi - lo punzecchia suo padre.
- Siamo impotenti contro il potere della Cappa dell’Invisibilità. Confido che Loki commetta il suo usuale passo falso ché ci permetta di rintracciarlo e punirlo. Altro?
- Nessuna risoluzione o novità sugli affari in sospeso succitati. Da quando hai ceduto la tua sovranità sugli altri Mondi sono ben poche le questioni all'ordine del giorno - manda una frecciatina audace Marnot.
- Nessun comunicato dagli altri regni - riferisce Ashema, evitando un rimprovero al suo collega.
Consapevole che non era intento della creatura Celestiale coprire la sfrontatezza del suo consigliere personale, Thor decide di poter aggiornare la seduta.
- Adesso, invero, ci attende l'iniziazione di mio figlio. A questo proposito, Padre, vorrei ringraziarti per aver contribuito a forgiare un nuovo Mjolnir.
- Ho adoperato gli stessi incantamenti del tuo, e se mio nipote non si dimostrerà degno non potrà nemmeno brandirlo.
Il giovane dio in questione sta raggiungendo suo padre, quando sente quelle parole, a cui però si dimostra indifferente.
- Padre, non sei stanco dopo i festeggiamenti nel mondo degli elfi? - gli chiede Magni, nascondendo la trepidazione per la cerimonia che lo aspetta tra poco.
- Non sarei un dio se fossi stanco per qualcosa di così frivolo, figliolo. Piuttosto sono annoiato; ma il mio ruolo mi ha imposto di presenziare allo sposalizio tra Freya e Algrim…
- Un matrimonio puramente d’interesse, se permetti… - interviene, con la sua solita spregiudicatezza, il corvo umano.
- Sì, ma mi auguro che contribuisca alla stabilità di Svartalfheim.
Qualcuno alza le sopracciglia in segno di perplessità.

 

Bilskirnir.
A presenziare alla cerimonia sembrano esserci proprio tutti: i fratelli di Magni, sua madre Jarnsaxa e tutta la corte, compresi gli altri tre dei del tuono.
- Ma c'era proprio bisogno di questo, quando ci sono loro? - esprime un dubbio Volstagg ai suoi compagni, indicando Thunderstrike, Red Norvell e Beta Ray Bill.
- Osi mettere in dubbio la volontà del Sovrano!? - lo redarguisce Fandrall.
- No, no... l'importante è che ci sia un banchetto dopo la cerimonia - chiude la questione il voluminoso guerriero.
Il martellare dello scettro reale su di uno scranno attira l'attenzione di tutti.
- Benvenuti a tutti e grazie di presenziare a questa solenne cerimonia. Quale posto migliore della reggia chiamata "Tuono" per celebrare la nascita del nuovo Signore degli Elementi? Come sapete - spiega Thor - ho designato come mio primo erede al trono mio figlio il principe Uller, che verrà adeguatamente educato al suo futuro ruolo; al contrario, il mio primogenito Magni, oggi verrà insignito del ruolo di Dio del Tuono, per supplire al ruolo di guerriero a cui difficilmente potrei ottemperare, oberato dalle incombenze che, in quanto Sovrano di Asgard, non mi permettono altro pensiero che la buona gestione del Regno Dorato, e di cui non voglio oberare i miei valorosi alleati - indica gli altri tre dei del tuono - Magni, appropinquati pure.
Il possente ragazzo, vestito solo di una calzamaglia color sabbia, si avvicina trepidante a suo padre e a suo nonno. Ha gli occhi di tutti puntati addosso e la cosa gli dà piacere e fastidio allo stesso tempo.
Si inginocchia di fronte ai suoi padri. Thor apre un lussuoso scrigno alle sue spalle, rivelandone il contenuto - una copia di Mjolnir, giacente nel velluto - e posandolo ai propri piedi con facilità.
- Magni Thorson, è arrivato il momento della prova. Come inscritto nella sua natura, il nuovo Mjolnir sancirà se sei degno di brandirlo e di ereditare il ruolo che è di tuo padre. Se il tuo destino è di diventare un valoroso guerriero... solleva il martello.
Il ragazzo (vecchio di secoli) avvicina la mano tremante all'arma: e se non dovesse riuscire a sollevarlo? La delusione e l'umiliazione conseguenti potrebbero ucciderlo. Capisce, però, che se vacilla la sua sicurezza, le possibilità di un fallimento aumentano. Quindi, con decisione, afferra il martello. Nulla accade, prevedibilmente... finché Mjolnir non si solleva impercettibilmente dal suolo.
Una piacevole scarica elettrica parte dal martello per investire Magni. Prontamente, Thor punta lo scettro contro suo figlio e lo investe di energie mistiche. Quando la luce accecante si attenua, Magni Thorson è in piedi, con il martello sollevato in aria, rivestito di una ricca corazza.
- Magni Thorson, nel nome del Padre di Tutti, ti nomino nuovo Dio del Tuono degli Aesir - proclama suo padre, poggiando lo scettro sulle spalle e sul capo del ragazzo.
Un applauso parte da tutti gli spettatori: qualcuno prova invidia, qualcun altro compartecipa alla felicità del ragazzo.
Improvvisamente, però, il volto dell'ex monarca si incupisce, e molti lo notano.
- Sento grandi forze mistiche all'opera nei Nove Mondi... scusate, ma devo assolutamente indagare - si allontana allarmato Odino.
- Se il Grande Padre dice questo, penso dovremo tutti stare all'erta - deduce foscamente Hogun.
- Parole sacrosante, amico: per questo mi vedo costretto a seguirlo - si congeda in tutta fretta Thor, sotto lo sguardo preoccupato di sua moglie e quello risentito di Magni, la cui celebrazione è stata rovinata.

Gimlé.
Quando Thor raggiunge Odino, lo trova a contemplare il Cristallo della Visione e la Fiamma della Verità.
- Padre, quali notizie portano le tue mistiche fonti?
- Notizie contrastanti, figliolo, di cui un sovrano come te dev'essere tempestivamente informato.
- Parla, ordunque.
- Ebbene, una strega molto potente di Midgard, Darklady, corrotta dal dio Dormammu, ha riunito artefatti molto potenti di cui persino io avevo dimenticato l'esistenza: la Suprema Cappa delle Ombre e la Pietra dei Cinque. Grazie ad essi, ha aperto i cancelli dell'Inferno, avvolgendo Midgard in un manto d'oscurità e richiamando demoni da ogni dimensione.
- La Terra è dunque in estremo pericolo!
- Sì, come poche volte lo è stata: se non saranno i demoni, saranno gli stessi mortali impazziti a distruggersi a vicenda.
- Questa funesta Cappa avrà influenze anche sui nostri Mondi ultraterreni?
- Presumo di no, o perlomeno con intensità minima.
- E come possono essere queste notizie... contrastanti, le hai definite? Non vedo nulla di buono, in una simile situazione.
- E' poco tempo che siedi sul mio trono, Thor, e non hai ancora sviluppato un adeguato senso critico degno di un monarca. Il risvolto positivo di questo dramma è l'occasione che aspettavamo da tempo per insidiare Mefisto.
- Perché? Forse Darklady lo ha privato dei suoi demoni?
- Esatto. Non ricordo situazione in cui quel diavolo è stato più vulnerabile.
- Mefisto è pur sempre un avversario temibile, che ha messo in difficoltà chiunque. E attaccarlo, inoltre, comporterebbe una violazione del patto tra la nostra genia e lui.
- Chi ha detto che debbano essere degli Asgardiani ad attaccarlo?
Thor guarda suo padre perplesso... poi, qualche secondo dopo, abbozza un sorriso.
- Pensi forse a... Thunderstrike e Beta Ray Bill?
- Non solo loro: anche Red Norvell e Ashema rispondono ai requisiti per la missione.
- Forse stavolta le stelle ci sono favorevoli, padre.
- Ma questo non vuol dire che non ci siano altri problemi connessi a questa crisi. Come sai, l'apertura dello Scrigno degli Antichi Inverni ha interrotto ogni comunicazione con Muspellheim: i miei strumenti non sono in grado di farci sapere cosa succede lì, a causa della tempesta mistica che infuria laggiù.
- Ebbene?
- La Cappa delle Ombre potrebbe aver richiamato su Midgard anche i demoni del fuoco. E con loro... Surtur.
- No... - sembra atterrito all'idea Thor.
- E' un'ipotesi che non possiamo escludere... ed è qualcosa che penso dovremo constatare di persona, Thor.
- Io e te?
- Sì... a parte mio padre e i suoi genitori, siamo gli esseri più potenti di questi Mondi. E inoltre... devo accertarmi dello status dei miei fratelli.
- Non ignorerò il tuo consiglio e ti seguirò: ma prima dobbiamo gestire al meglio questa crisi.
- Dimostrami di esserne in grado, Thor.
Il Sovrano di Asgard accetta la sfida e attiva subito il suo scettro per richiamare a sé le forze utili.

- Sif, tu disporrai in mia vece durante la nostra missione a Muspellheim - inizia a dare ordini Thor, una volta riunite le risorse - Thunderstrike, Ashema, Norvell, Bill: vi ho spiegato la situazione e come dovreste comportarvi. Siete sicuri di voler provare a opporvi a Mefisto?
- Non ci opporremmo mai al tuo volere, sua maestà - conferma Red Norvell, senza far capire se la sua affermazione è satirica o meno.
- Bene, apprezzo la vostra lealtà. Buona fortuna! - augura loro, aprendo con il suo scettro regale un varco dimensionale che, con un certo timore, i tre dei del tuono e la dea celestiale attraversano.
- Che le Norne siano magnanime con loro - spera Sif.
- Devono esserlo. Marnot, Hugin, Munin - richiama i tre corvi di Odino - tenete d'occhio Midgard e segnalate ogni focolaio non gestibile dai mortali; mandate sul luogo i nostri uomini, in quel caso.
- Qualche zona in particolare da sorvegliare, Sire?
- No, al contrario: sebbene il mio cuore sia con New York City, epicentro della crisi, la città dovrebbe essere già abbondantemente protetta.
- Va bene, signore - si congeda Marnot, fermato per un istante da Odino, che gli sussurra disposizioni non udibili.
- Sif, convoca Tyr e chiedigli di stare attento a rivolte, sommosse e altre manifestazioni di violenza che non possiamo escludere.
- Come vuoi, Thor.
- Padre, credo sia ora di andare - sentenzia Thor, e Odino annuisce.

Muspellheim, trenta secondi dopo.
Pur bardati con pellicce ricavate dalla pelle di giganti del gelo, Thor e Odino rabbrividiscono appena un incantesimo di teletrasporto li materializza nel Mondo dei demoni del fuoco; e non è solo l'intenso freddo metafisico che penetra nelle loro ossa immortali... ma è anche l'inusuale spettacolo che si para davanti ai loro occhi.
- Padre, su Midgard esiste un detto, per comunicare che qualcosa non avverrà mai: che avverrà "quando nevicherà all'Inferno". Ebbene, penso che i mortali dovrebbero rivedere l'uso di tale detto.
- Invero, non avrei mai immaginato Muspellheim in queste condizioni.
Il regno di Surtur è completamente innevato. A chilometri di distanza, la fonte della tormenta alimenta incessantemente lo strato di neve che i due dei stanno calpestando, ma esso è molto sottile: un'impronta porta alla luce un terreno bruciante di calore, che scioglie il ghiaccio al contatto, in un circolo vizioso. Tutto intorno è una landa desolata; solo in lontananza, intorno all'epicentro della bufera, si distinguono delle silhouettes antropomorfe.
- E' come immaginavo - spiega Odino, avanzando con difficoltà, controvento - lì è attivo lo Scrigno, che ha imprigionato i demoni intorno a sé; probabilmente, prima dell'intervento di Darklady, anche il terreno che stiamo percorrendo era infestato di demoni intrappolati nel ghiaccio, poi liberati dalla Cappa delle Ombre.
- Vuoi dire che quei demoni adesso scorrazzano sulla Terra?
- Sì, e temendolo ho predisposto che Marnot scrutasse il Cristallo della Visione per coglierne la presenza su Midgard. Ma adesso abbiamo altro di cui preoccuparci: per conoscere il fato di Surtur, Vili e , dobbiamo avvicinarci allo Scrigno... ed uscirne indenni.

Inferno di Mefisto.
La delegazione asgardiana appare in pochi secondi in questa dimensione del dolore, costellata di lava, fiamme e rocce incandescenti. Si guardano intorno guardinghi, solo per vedere a breve distanza da loro il signore di questo regno, che non fatica ad accorgersi del loro arrivo.
- Chi osa penetrare nel mio dominio impunemente?! - li guarda indignato il diavolo, nella sua forma umanoide.
- Salve, Principe degli Inganni. Siamo venuti a chiudere un conto in sospeso - annuncia perentorio Red Norvell.
- Vi conviene andar via, alleati di Thor. Per la sola vostra presenza, potrei dichiarare nullo il patto tra me e gli dei norreni.
- Dici? E perché mai? - inizia a sfoggiare la sua arte oratoria Ashema -  Da quel che ci risulta, l'accordo vietava a divinità di Asgard e dell'Olimpo di immischiarsi nei tuoi affari. Noi lo siamo, forse? Nonostante le apparenze, no. Io e Thunderstrike siamo costrutti dei Celestiali, Beta Ray Bill è un esponente di una specie aliena a Midgard e Red Norvell è un terrestre.
- Poco importa. Siete stati impregnati di magia asgardiana!
- Avresti dovuto essere più preciso, allora. In questo modo, anche l'Uomo Assorbente potrebbe rendere nullo il patto... cosa che non mi sembra ragionevole.
- Voi credete di spuntarla contro il Principe degli Inganni? - inizia a spazientirsi Mefisto.
- Non sarebbe la prima volta che vieni raggirato a tua volta - lo punzecchia Thunderstrike.
Il diavolo non replica neanche: assume istantaneamente le classiche fattezze di gigante serpe scarlatta e, avvolgendosi, blocca in pochi attimi i quattro dei.
- Avete scelto la giornata sbagliata per stuzzicarmi, eroi! Sono impegnato ad elaborare una sanguinolenta vendetta contro una meretrice terrestre, e non mi distoglierete dal mio intento!
- La sai l'ultima, Mefy? - interviene Red Norvell, trovando il fiato di parlare nonostante sia avvolto da strette spire - Noi siamo venuti proprio perché Darklady ti ha reso più debole che mai... non hai i tuoi demoni a difenderti!
-Non ho bisogno di loro per farvi a pezzi, clown insolenti!
- Forse no, ma hai bisogno di loro per tenere a bada le anime che non ti spettano! - gli ricorda Beta Ray Bill.
Dalle fauci rettili di Mefisto erompe una fiammata mistica che, diversamente dal comune fuoco, è in grado di ferire le pseudo-divinità. E i loro gemiti di dolore lo confermano.

Muspellheim.
Ignorando il vento gelido, Thor e Odino stanno sfidando le intemperie per raggiungere il centro della tempesta. Mjolnir sta cercando di proteggerli, evocando una forza uguale e contraria: i risultati sono minimi, ma necessari.
- Solo un essere di rango pari al mio o superiore può attivare lo Scrigno in tutto il suo potere... ovvero, distruggere lo Scrigno stesso e maneggiare il nucleo del suo potere - spiega il Padre di tutti -. Se questo non fosse stato fatto qui, con la natura del territorio e degli abitanti di Muspellheim a contrastarlo, a quest'ora tutti i Nove Mondi giacerebbero sotto una coltre di neve e ghiaccio.
- E' uno scenario inquietante quello che prospetti, padre... inquietante quanto quello - indica, a molti metri da loro, una scena surreale.
E' una complessa scultura, quella scolpita nel ghiaccio. Al centro, emergono Vili e , con un piccolo sole azzurro tra le mani, di fronte all'imponente stazza di Surtur; i tre sono circondati da una teoria di dozzine di demoni del fuoco. Tutte le creature sono letteralmente congelate nel tempo.
- Questo può tranquillizzarci - rassicura il dio orbo - senza i miei incantesimi di protezione, non potremmo rimanere a lungo nei paraggi, impunemente.
- Quindi... Surtur e i demoni più vicini non sono stati liberati...
- Probabilmente è Darklady stessa a contenere i poteri della Cappa, per non dover gestire una creatura di tale portata... o è il Cuore degli Antichi Inverni, una forza primeva, a superarla in potere.
- Poco importa, Padre: l'importante è che Surtur sia ancora inerme. Esiste forse un modo per liberare i tuoi fratelli senza alterare questo fatto?
- Forse, ma preferisco che rimangano loro a guardia del peggiore nemico di Asgard. Rimuoverli di lì potrebbe far crollare questo precario equilibrio... e, in fondo, se lo meritano.
- Mi affido al tuo giudizio, per questa volta. Credo sia ora di redire ad Asgard, prima di rimanere intrappolati qui.
Odino guarda mesto i suoi fratelli per qualche secondo, dopodiché recita un incantesimo di teletrasporto.

Inferno.
- Vedo che avete perso tutta la vostra parlantina!! - si compiace Mefisto, riavvolgendosi in modo da far cadere rovinosamente i quattro ambasciatori, feriti e doloranti. Sanno benissimo che, anche in queste condizioni, uno scontro fisico con il demone non avrebbe alcun senso. Hanno concordato ad Asgard quali carte devono giocarsi... ma devono giocarle in fretta.
- Forza, tutti insieme! - esorta Thunderstrike sollevando il suo martello, facendo riferimento ad un piano prestabilito.
In maniera del tutto analoga al loro attacco ad Ego, gli del tuono utilizzano all'unisono i loro martelli incantati, evocando una tempesta magica di tale portata che avrebbe spazzato via una città su Midgard. Qui, però, serve a far guadagnare pochissimo tempo, sebbene il diavolo pare arretrare e le fiamme dell'inferno sembrano affievolirsi.
- Non è te che vogliamo colpire, Mefisto... vogliamo mostrare la luce alle anime tue prigioniere! - grida Red Norvell.
- Tanti eroi e tante persone comuni pie sono ingiustamente intrappolate qui... e tu ne sei ben conscio! - lo accusa l'alieno equino.
L'azione univoca dei tre martelli evoca forze della natura inaudite anche in questa dimensione sterile. Lampi di intensità surreale illuminano a giorno questo inferno, tuoni assordanti scuotono le coscienze delle anime prigioniere, che pian piano fanno capolino dai loro anfratti, stupiti da quello che sta succedendo.
- Pensate di potermi sconfiggere con una danza della pioggia?! - si adira Mefisto, senza avere risposta, mentre cerca di contrastare le forze all'opera.
- Orsù, ombre dei trapassati!!! Non siete più vittime dei demoni... le fiamme che vi torturano si affievoliscono... ribellatevi al giogo del diavolo!! - incita Thunderstrike, e in breve tempo una frotta di figure umane si dirige verso di loro.
Ecco farsi avanti Rama, il prode condottiero nato per grazia di Visnu e cantato in numerosi poemi, seguito da una schiera di alleati, compagni e colleghi, luminosi come non mai. Sullo sfondo, divinità provenienti dalle più varie mitologie si mescolano minacciose, per partecipare all'insurrezione. In testa a loro, la giunonica madre di Odino guida la schiera di divinità trapassate.
- Per un'eternità i tuoi demoni ci hanno tenuti prigionieri, ci hanno torturato e seviziato... come giustamente proclamano gli alleati di mio nipote Thor... adesso niente ci trattiene qui!
- Lasciaci liberi! - ordina Rama.
- No, no! Non ve ne andrete!! - assicura Mefisto.
- Sarai tu a impedircelo?
- Pensi di poterci sconfiggere... tutti?!
Mefisto viene accerchiato da migliaia di anime che non gli appartengono di diritto: molti individui, tra dei e mortali, non meritano di bruciare in questo Inferno. I dannati, invece, che Mefisto ha acquistato con la sconfitta di Seth, guardano soddisfatti l'operato degli spiriti pii: se le cose andranno come pensano, anche loro verranno liberati.

Gimlé.
Odino e Thor riappaiono nella Sala del Trono, ricoperti di brina, accolti da Sif e gli altri.
- Tutto bene?
- Sì, mia regina: Surtur non rappresenta un pericolo per i Nove Mondi. Lo stesso, purtroppo, non si può dire di gran parte dei suoi figli...
- Lo sappiamo, Thor - gli conferma sua moglie - i tuoi figli, i Tre Guerrieri e gli altri sono in Scandinavia: lì è in corso un'invasione di demoni del fuoco!
- Ecco dov'è stata liberata la progenie di Surtur: negli antichi luoghi della nostra venerazione! Non sei lì a pugnare con gli altri, mia consorte?
- Non è più tempo di battaglie, per me, Thor: sono una madre e una regina, ho delle responsabilità ad Asgard.
Il maggiore dio del tuono annuisce, non troppo convinto, e si rivolge al loro figlio.
- Uller, tu che responsabilità hai qui? - lo rimprovera implicitamente di non essersi unito agli altri.
- Mi hai designato Principe del Regno Dorato, padre, non tuo erede come guerriero.
- Stai forse criticando le mie scelte, Uller? - si inalbera il Sovrano.
- Basta! Così non fate altro che confermarmi che la Cappa delle Ombre ha un minimo effetto anche su Asgard! - lamenta Odino.
- Giusto - si ricompone Thor, cambiando discorso - Notizie della missione nell'Inferno? - chiede a Marnot.
- Nessuna, sire.

Inferno.
Neanche un demone potente come Mefisto può far molto contro l'energia spirituale che gli sta venendo rivoltata contro... a maggior ragione se questa proviene da anime pure.
- No, lasciatemi!!! - cerca di divincolarsi, come se il contatto con i defunti lo ustionasse.
- Lasciaci liberi... e noi ti lasceremo!!! - lo ricatta un dio maya.
Il diavolo non riesce a capacitarsi di quello che sta succedendo: come potrà essere rispettato d'ora in poi, se cederà a questa rivolta? Eppure, avrebbe dovuto immaginarlo: sapeva a cosa andava incontro, quando pretese il controllo su anime che non gli spettavano. In tutto questo frangente, i suoi demoni avevano faticato molto per tenerle a bada, sottoponendole alle più atroci torture per piegarne lo spirito... ma è bastato un "la" da parte degli dei del tuono, in questa particolare situazione - la mancanza di demoni - per far capire a tutti cosa potevano e dovevano fare.
Dovrà cedere e rivedere tutta la sua politica.
- Nooooo - urla di dolore e disperazione, esplodendo di energie metafisiche che travolgono tutte le anime.
- Che è successo!? - chiede Norvell.
- Penso si sia arreso - immagina correttamente Ashema.
- Ma tu sei qui solo per fare la telecronaca? - le chiede indispettito, dal momento che la dea non ha affatto combattuto.
- Sì, noi... non siamo più vincolati a lui - sente Bestla - il sopruso è cessato!
Un boato di gratitudine esplode dalla folla, e un sorriso di soddisfazione si dipinge sul volto dei salvatori.
- Dove andranno adesso? - chiede curioso Red Norvell ai suoi compagni.
- Non lo so, qualcuno tornerà nell'oltretomba di sua competenza, qualcun altro forse sarà libero, ma è fuor di dubbio che non c'è posto nell'universo più temibile dell'inferno, per uno spirito giusto.
Evidentemente Beta Ray Bill non conosce il Re del Dolore.
Intanto, però, dozzine di spettri, più corporei di quanto sia naturale, stanno fissando i liberatori.
- Son le ombre degli dei perduti, nevvero? - fa una domanda retorica Thunderstrike.
- Pare di sì; a differenza dei mortali fuggitivi, essi possono tornare a nuova vita... e lo bramano - spiega Ashema, con una punta di disdegno contenuto nella sua voce.
- Che ci seguano ad Asgard, verso il Cimitero dei Caduti, ordunque! - li esorta il costrutto con le sembianze di Eric Masterson.
- La pagherete, amici di Thor! - interrompe l'esultanza il diavolo, appena ripresosi, e vistosamente debole - Nessuno sfida impunemente Mefisto, senza subirne le conseguenze per l'eternità!
- Sì, sì, abbiamo già sentito questo ritornello fin troppe volte - lo liquida il rosso dio del tuono - Ma non è ancora finita: ti sei arrogato un diritto di proprietà sugli abitanti di Asgard e dell'Olimpo quando li hai riportati in vita... e questo non era contemplato nell'accordo.
- Non preoccuparti, Norvell: ha ceduto ogni rivendicazione sulle anime degli dei quando prima ha lasciato gli altri liberi - spiega Ashema, che sembra davvero saperne una più del diavolo.
- Lo spero, come mi auguro di non incontrarti più.
- Su questo ci troviamo concordi, anche se vi consiglio di guardarvi sempre le spalle d'ora in poi. State attenti ad Ashema, per esempio... - allude Mefisto.
- Tipico da parte tua calunniare e mettere zizzania tra i tuoi nemici. E' ora di fare ritorno ad Asgard - cambia discorso la dea, guardando il flusso di anime che si dirige nel misterioso cielo dell'Inferno, fino a scomparire verso mete ignote e diverse, e il flusso che sta varcando il portale verso Nastrond.

Gimlé.
- Dovrei andare a Midgard a dare man forte - borbotta Thor, camminando avanti e indietro nella Sala del Trono.
- Il tuo posto è qui, figliolo: fin troppe forze asgardiane sono state mobilitate in aiuto a Midgard.
- Fin troppe, padre? Se Midgard dovesse cadere... sai che le conseguenze sarebbero nefaste per tutti i Nove Mondi!
- La Terra non verrà certamente distrutta da una crisi del genere, e...
Odino viene interrotto dalla subitanea apparizione dell'ufficioso Thor Corps.
- Siete tornati!! Com'è andata!? - perde l'autocontrollo Thor, precipitandosi da loro.
- Sembra sia andato tutto per il verso giusto - lo rassicura Ashema.
Un rumore di vetri infranti giunge in lontananza.
- Cos'è stato?
Odino si allontana con passo affrettato e con un sorriso stampato sul volto.
- Vali! Madre! Vedo che il mio piano ha funzionato - si compiace, vedendo i due dei incedere verso di lui.
- Quale piano? - chiede stupito Thor.
- Di conservare i loro corpi privi di vita in speciali feretri, che richiamassero istantaneamente le loro anime liberate. Bentornati, cari - abbraccia i membri della famiglia reale caduti durante il recente assedio di Gimlé.
Tutti salutano calorosamente i risorti.
- Manderò una Valchiria ad accertarmi che Sygin e Narfi siano stati accolti nel Valhalla, per poi rassicurare il giovane Vali Lokison, angustiato dal fato dei suoi cari - avvisa Odino, allontanandosi.
- Sire - Marnot chiama Thor - credo sia il caso di recarci alla Spiaggia dei Morti.
- Vuoi dire che...? - capisce l'antifona.
- Sì - gli conferma il corvo.
Mjolnir prende subito a ruotare.

Hel.
Infrangendo la procedura, per cui arrivare nel cuore dell'oltretomba norreno necessiterebbe nove giorni e nove notti di arduo cammino, un manipolo di anime raggiunge il Niffleheim, proprio mentre la dea della morte avverte un strano formicolio pervaderla, come se stesse recuperando energie perdute.
- Signora, signora... anime fresche in arrivo!! - irrompe la serva Ganglot nel palazzo Eliudnir.
- Volla! Avevi dunque ragione!! - si congratula Hela con la sua veggente - il regno di Thor è servito: ho di nuovo la mia egemonia sui defunti degli Otto Mondi... anche se per ora il loro numero dovrebbe essere ancora esiguo - immagina, uscendo dall'entrata principale del suo castello. A confermare le sue previsioni, vede venirle incontro pochi, nuovi sudditi: gli sfortunati partecipanti al complotto di Loki ai danni della famiglia reale.
Angerboda, Utgard-Loki, Karnilla, Geirrodur e un ignota figura stanno avanzando verso di lei.
- Benvenuti nel mio regno - li accoglie Hela, con una nota di perplessità. A parte sua madre, nessuno sembra essere contento di essere lì, ma allo stesso tempo non ha voglia di insultare la loro nuova signora. - Dov'è Malekith? E chi è costui?
- E' una storia molto lunga e complessa, figlia mia - evita di dare spiegazioni Angerboda.
- E sembra molto interessante, madre... finalmente un segreto che Odino e la sua gente sembrano ignorare - sorride divertita Hela, in attesa di conoscere la verità sul leader degli Elfi Neri.


Nastrond.
Una violenta tempesta solleva spanne di sabbia dalla Spiaggia dei Morti, facendo polvere delle lapidi e portando alla luce di Sol i corpi informi e privi di vita degli dei caduti nella leggendaria Teomachia. Come lucciole, once di energia metafisica sono radunate da ignote dimensioni a brillare intorno alle salme, mentre le anime degli immortali trapassati si riuniscono alle proprie carni, intatte nonostante il passare del tempo. Non sono forse déi, coloro che possono tornare dall'oltretomba con tale spontaneità?
Le salme riacquistano il loro aspetto originale, mentre si alzano a fatica dalla spiaggia, scrollandosi la sabbia di dosso.
Gli dei perduti sono tornati.
- Dov'é Thor? Desidero vederlo e ringraziarlo di persona - proferisce parola per primo Leir, dio celtico del tuono.
- Il Sovrano di Asgard sarà molto lieto di ricevere lei e tutti i suoi simili - sorride soddisfatto l'interpellato - bentornato, prode amico!
Sollevato a quella vista, Leir abbraccia il compagno d'armi.

Gimlé.
Poco dopo, la corte degli Aesir riceve una delegazione dei pantheon appena risorti. Saluti formali e abbracci meno informali accompagnano questo incontro. Era da molto (dalla crisi del Guanto dell'Infinito) che i leader di tutti i pantheon non si riunivano.
- Abbiamo patito ogni genere di pena, per colpa di Mefisto - confessa Svarog, massima divinità russa - ma senza il vostro intervento, adesso saremmo ancora nelle sue mani... o in quelle di Seth.
- Mi rammarico del fatto che abbiamo dovuto aspettare tanto per salvarvi - si scusa Thor.
- Non crucciarti: all'Inferno, il tempo non ha valore. Complimenti per la tua salita al trono, ad ogni modo - si congratula Nuada, capo del pantheon celtico.
- Grazie... ora scusami, ma... devo parlare a tutti.
Richiamata l'attenzione degli astanti, il dio del tuono alza la voce per farsi ascoltare da tutti.
- Cari amici, la minaccia di Darklady richiede il mio intervento a New York, ma al mio ritorno desidero che sia stato allestito un banchetto in onore dei nostri compagni tornati alla vita, a cui siano invitate genti da ogni dove! Che regnino la pace e la collaborazione tra i pantheon adorati su Midgard! - conclude il discorso, scomparendo in un vortice dimensionale aperto da Mjolnir.
- Adesso che farete? - chiede Odino al collega Brahma, maggiore esponente del pantheon induista.
- Dovremo dare fondo a tutte le nostre forze per ricostruire i nostri regni... ma abbiamo tutta l'eternità davanti per farlo e la forza dei fedeli a sostenerci. Piuttosto, vecchio mio... come mai questo cambio al vertice?
- Eventi tragici hanno segnato il mio animo ultimamente, non potevo più sopportare il fardello di Nove Mondi.
- Soddisfatto dell'operato di tuo figlio?
- Non lo so. E' pur vero che Thor, salvandovi, ha adempito ad un'altra promessa del suo mandato, sfruttando al meglio le risorse del Regno Dorato e l'aiuto dei collaboratori che si è scelto, ma non so quanto di tutto questo sia da imputare alla buona sorte. Mi auguro solo che ciò non mandi all'aria il lavoro che ho fatto sulla sua umiltà; contro la pur umana Topaz, la superbia potrebbe essergli fatale.

 

Ritrovate Thor sulle pagine di Vendicatori#21 e di Inferno#3!


Note
E così si risolve una questione trascinata da ben dieci numeri. Se il fido Valerio Pastore conferma ciò di cui abbiamo discusso eoni fa, la nuova questione delle anime liberate potrebbe essere ripresa sulle pagine di "Supernaturals"; voi tenetelo d'occhio in ogni caso... Ad ogni modo, per chiarire le idee, ho supposto che potessero tornare in vita solo coloro il cui corpo era stato preservato, anche se in passato niente ha mai impedito il ritorno di esseri soprannaturali; ma del resto, Sygin e Vali sono stati uccisi dalla maledetta Spada dei Nibelunghi, mentre le salme dei complottatori sono state bruciate e maledette da Odino stesso. Riguardo Malekith, i più attenti avranno notato che era vivo e vegeto su recenti episodi di "I Difensori": questo mistero, a cui ho solo accennato, dovrebbe essere risolto presto...


Thor#16
TEOFAGIA

Bilskirnir, Asgard.
Nella reggia del Tuono, gli attuali regnanti di Asgard si ridestano da un giusto sonno, dopo giorni passati a combattere o a festeggiare, quasi indifferentemente.
- Buongiorno, caro – Sif saluta suo marito con un bacio sulla guancia, pungendosi per l’ispira barba bionda.
- Buongiorno a te – apre gli occhi Thor.
- Dormito bene?
- Sì, grazie… il nostro talamo svolge efficacemente la sua funzione – si alza dal letto il dio del tuono, dirigendosi verso il guardaroba personale - Purtroppo, come ogni dì, spenderò tutto il riposo accumulato in faccende di corte, riunioni e questioni burocratiche.
- E’ il minimo che tu possa fare in questo ruolo – replica Sif, vestendosi anche lei - Del resto, il tuo operato, a lungo termine, ha portato serenità nei nostri Mondi e, di conseguenza, i problemi da affrontare sono diminuiti.
- Sì, sono soddisfatto. Confesso che temevo che la mia inesperienza come regnante potesse portare sventura sui Nove Mondi; invero, la mia amministrazione ha affastellato una discreta serie di successi.
Sif sorride, raccogliendosi i capelli allo specchio.
- Cosa reputi ridicolo in ciò che ho detto?
- A volte mescoli i linguaggi di Asgard e Midgard in modo... buffo.
Inaspettatamente, un corvo si posa sul davanzale della camera da letto. Insolitamente – ma non poi tanto, in questa terra di magia – l’animale parla, con una voce familiare a Thor.
- Buongiorno, sovrani. Signore – si rivolge direttamente al dio del tuono - mi dispiace disturbarLa, ma c’è una questione che richiede la Sua attenzione.
- Marnot? Come mai in questa guisa? E di quale questione stai parlando?
- Le mie sembianze volatili mi son parse le più efficienti per comunicarLe tempestivamente un episodio: Hela è apparsa al mio cospetto, riferendomi un’infausta visione di Volla.
- A volte ho il sospetto che quella veggente sia la causa delle sventure che preannuncia. Di che si tratta, ordunque?
- Non vorrei allarmarLa, ma potrebbe essere qualcosa di più temibile del Ragnarok.
Thor e Sif si guardano spaventati, ma Marnot continua.
- Vi riferirò i pochi dettagli che ho a Gimlé. Mi sono permesso di convocare l’Altissimo Padre alla reggia.
- Hai fatto bene, fido consigliere. Puoi congedarti, adesso; ti raggiungerò più presto possibile.
Un fruscio di ali segue la partenza del corvo umano. Solo con la sua consorte, Thor ne approfitta per sdrammatizzare.
- Cosa dicevi sulla serenità del Regno Dorato, cara? – le domanda retoricamente, con evidente sarcasmo.
- Come direbbero sulla Terra… le ultime parole famose!
- Già… odio iniziare una giornata con il piede sbagliato, senza nemmeno fare una colazione adeguata.
- Tu va’ pure avanti: ti farò preparare qualcosa di sostanzioso da Roskva o Thialfi, frattanto che avviso i ragazzi delle novità.
- Ricordati che non sono più ragazzi – sono le ultime parole che Thor rivolge a Sif, prima di scagliare fuori dalla finestra Mjolnir, lasciandosi trasportare fino alla sua meta.

Gimlé. Asgard.
Thor entra trionfalmente nella sala dei concili, trovando ad aspettarlo solo Odino e Marnot.
- Salve, Padre… potresti aggiornarmi sulla situazione? Non è abbastanza grave da riunire il Consiglio dei Ministri?
- No, figliolo, è abbastanza grave da rendere inutile la presenza dei tuoi collaboratori.
Il sovrano si arresta atterrito.
- Fino a questo segno? Spiegatemi, ordunque! – inizia ad allarmarsi Thor, manifestandolo al padre e al corvo umano.
- Da quanto mi è stato riferito, Volla ha avuto questa visione: una battaglia tra tre entità nel cielo. Un uomo incappucciato, una donna dai tratti rettili e un toro antropomorfo. Ad un certo punto sembra che la figura taurina abbia… afferrato la Terra e l’abbia scagliata contro l’entità incappucciata.
- Cosa? Ma… non ha senso – corruccia il volto perplesso Thor.
- No, figliolo… purtroppo ne ha: questo dà fondamento a quelle che io credevo leggende e riguardano un oscuro pantheon… i Cinque che Sono Tutto.
- Sono dei alieni, forse, come gli Dei Oscuri?
- Mi piacerebbe che fosse così. Fanno parte della prima generazione di divinità dell’universo conosciuto, pari solo agli Dei Primevi, ai Grandi Antichi e ai loro simili. Secondo il mito, i Cinque che Sono Tutto albergano in una dimensione adiacente a questa realtà, trascendendo completamente la nostra concezione del tempo e dello spazio. In guerra, due di loro vennero esiliati su Midgard in uno stato umano. Ho sentito parlare di loro… sono Glitternight e Firefly, per cercare di cogliere vagamente il senso terreno dei loro appellativi. Entrambi hanno avuto a che fare con Topaz, se non erro.
- Topaz? Questo mi ricorda che sono in procinto di sventare la seconda apocalisse in pochi giorni. Ad ogni modo, però, ciò che mi hai raccontato non mi chiarisce le idee sulla visione.
- I Tre che Sono Tutto sono di un rango tale che per combattere hanno bisogno di stelle e pianeti come armi. Interpretando la predizione di Volla, posso solo supporre che stiano per scegliere come campo di battaglia questo sistema solare… e, con quello che ti ho detto, puoi immaginare cosa userebbero come armi. Inutile precisare che, con il destino prospettato per Midgard, tutti i Nove Mondi cadrebbero come un castello di carte, per un drammatico effetto domino.
- Padre… in tutti questi secoli ho affrontato di tutto, ivi compresi gli Dei Primevi e i Celestiali, ma… non ricordo un tale sfoggio di potere da parte di entità diverse da Eternità e i suoi pari!
- I Tre che Sono Tutto rispettano le creature finite ancora meno di quanto facciano Eternità o i Celestiali, dal momento che li hai citati.
- Cosa possiamo fare per impedire tutto questo?
- Chino il capo di fronte alla mia ignoranza, come diceva un filosofo mortale: non ne so abbastanza in materia per poter fronteggiare questa minaccia. Consiglio di rivolgerci all’onnisciente Orikal.
- Saggia idea, Padre.
- Ti concedo che uno dei maggiori vantaggi del tuo regno è l’aver ottenuto pieno accesso all’Occhio dell’Infinito, grazie ai patti con i Troll.
- Grazie. Ora non perdiamo altro tempo prezioso.

Nel sottosuolo delle Montagne di Asgard…
- Ti ringraziamo, Ulik, per la tua disponibilità a convocare Orikal -  dice Thor, accolto con tutti i crismi dall’attuale leader dei Troll.
- Ci mancherebbe, Sire. Prego – fa strada al sovrano e al suo predecessore nell’oscura caverna in cui il veggente viene solitamente evocato. Subito padre e figlio vengono avvolti dalla luce e dal calore della Fiamma della Verità che avvolge l’entità.
- Conosco il motivo per cui siete giunti, figli di Buri.
Quelle parole inquietano i due Aesir, ma non lo danno a vedere.
- Allora illuminaci in merito, Orikal – gli ribatte autoritario Odino, sempre indispettito di doversi rivolgere a qualcuno più saggio di quanto la sua fama gli attribuisca.
- Presto i Tre che Sono Tutto infrangeranno finalmente le barriere tra le dimensioni e irromperanno nei pressi della Terra, attratti come tutti i loro simili dalla misticità del Nesso delle Realtà. In precedenza i Tre si sono manifestati su Midgard, ma nessuno di loro visita personalmente questo universo da eoni.
- C’è il pericolo che la Terra venga distrutta nello scontro? – si accerta Thor.
- Sì. Dall’inizio della loro guerra, non sono passate che poche ore, eoni per le creature finite. Come Odino ti ha già illustrato, non hanno alcun rispetto per gli esseri inferiori.
- Come possiamo fermarli? – va al sodo Odino.
- L’impresa è ardua; la prima mossa più conveniente consiste nell’evocare il loro maggiore nemico, nonché potenzialmente unico essere alla loro altezza. Parlo di Glitternight, le cui spoglie mortali sono state distrutte e la cui essenza è dispersa su Midgard da campioni mortali[2]. Ha una frazione infinitesima del suo potere originario, ma è l’unico essere che conosce la natura dei Tre che Sono Tutto.
Con una fiammata, Orikal scompare alla vista degli dei.
Thor e Odino si guardano intensamente: sanno cosa devono fare.

Sul terrazzo di Valaskjalf…
C’è fermento sul tetto dello Scoglio degli Uccisi, la residenza celeste di Odino, dove il Padre di Tutti praticherà un rito che potrebbe salvare o condannare i Nove Mondi, alla presenza di Thor, Sif, il principe Uller, il giovane dio del tuono Magni e i loro fratelli, Marnot , Ashema, Red Norvell e Thunderstrike. La notizia è stata tenuta il più segreta possibile, per impedire che dilagasse il panico, soprattutto sulla base di pure previsioni.
- Ashema, ti vedo preoccupata – le fa notare Thor.
- Non dovrebbe essere nell’interesse dei Celestiali la distruzione della Terra, ma non posso escludere niente. So che di solito, in ogni caso, non si intromettono in questioni che riguardano divinità primeve.
- Io spero che intervengano, anche se dovesse essere all’ultimo momento. Tu non hai modo di contattarli?
Ashema abbassa lo sguardo e sussurra “No”, prima di allontanarsi.
- Dobbiamo stare attenti a lei – gli dice alle spalle Sif, facendolo sobbalzare, vista la tensione che si sta accumulando.
- Perché mai?
- Vi ho sentiti, e hai ragione: qualunque siano i suoi rapporti con i Celestiali, Ashema sarebbe tenuta a contattarli in una crisi del genere. Poi stavo parlando con Red e mi ha riferito una cosa inquietante: Mefisto ha detto di guardarci le spalle da lei.
- Ti fidi del Principe delle Menzogne, forse?
- I bugiardi si intendono a vicenda, Loki ne è la prova.
- Non nominarlo nemmeno. Ad ogni modo, i ragazzi cosa dicono?
- Sono convinti che salverai ancora una volta il mondo. Se continuano così si adageranno sugli allori…
- Cercherò di salvare il mondo e convincerli del contrario, allo stesso tempo.
- Vanaglorioso. Ne riparliamo dopo, siamo al culmine del rito.
- Sempre che ci sia un dopo.
Sif non ribatte alla pessimistica notazione di Thor e focalizza la sua attenzione su Odino. L’attuale Ministro della Magia di Asgard sta dando prova della sua insuperabile conoscenza delle arti mistiche: come invasato, recita le classiche formule in idiomi estinti, agitando in un braciere terriccio magico, con gesti vagamente gastronomici. Un tono di voce più alto prelude il finale del rituale, che coglie tutti di sorpresa: un fulmine colpisce il caldano, facendolo cadere per terra e rovesciandone il contenuto fumante. Come lava viva, due protuberanze si formano a partire dalla terra. Gli astanti sentono allarmarsi il Padre di Tutti.
- Qualcosa di anomalo… che succede?! – si chiede, infatti.
Ormai due abbozzi antropomorfi stanno emergendo dal fango bollente, più simile a creta ed argilla a questo punto; improvvisamente, un vento intensissimo e mirato si alza sulle due figure, lavando via ciò che, solo adesso, appare come un rivestimento terreno. Una volta spazzato via, esso porta alla luce due esseri umani, apparentemente, completamente nudi. Uno di essi è calvo e porta un paio di vezzosi baffetti, l’altro una folta chioma rossa. Il secondo sembra particolarmente spaesato.
- Chi siete? Io ho evocato una sola entità! – li saluta con tono perentorio Odino.
- Grazie, Odino: io sono Glitternight e questo è il mio fratello Firefly, che si è inconsapevolmente unito a noi.
Con uno schiocco di dita, Glitternight ricopre entrambi, rispondendo ad un pudore antico più dell’uomo: una tunica nera e gialla per sé, un’armatura per Firefly.
Tutti i presenti osservano con timore la coppia: avvertono un’energia incontenibile ed arcana emanarsi dai loro involucri mortali. Thor sembra indispettito dalla loro presenza: hanno utilizzato i suoi elementi per rinascere e la considera un’ingerenza.
- Tu… infida copia carbone di ciò che eri… - improvvisamente il rosso sputa sentenze all’indirizzo di Glitternight, solo finché i suoi occhi –carboni ardenti è un’azzeccata definizione- emanano un calore primigenio sottoforma di raggi, che investono con furia lo stregone pelato, senza evidenti effetti.
- Non è il momento di combattere! L’avvento dei Tre che Sono Tutto sulla Terra è prossimo… e solo voi potete impedirlo! – interviene deciso Thor.
- Come osate parlare, infime parodie del nostro splendore? Glitternight mi fece suo, eoni fa, e non mi ha mai più liberato! – lamenta Firefly, con fare umano.
- Non datevi tante arie e aiutateci – taglia corto il disincantato Red Norvell.
- Ah ah perché dovremmo?! Non lo vogliamo, e anche se volessimo… non ne siamo capaci! I Tre che Sono Tutto ci hanno privato di gran parte del nostro potere originario e ci hanno bandito su questo piano della realtà… non possiamo fermarli, qualunque cosa vogliano fare! – spiega Glitternight.
- Adesso ci ciberemo di voi, poi potremo ricominciare corroborati una battaglia conclusasi eoni fa – annuncia Firefly, e a quelle parole gli dei del tuono prendono mano ai rispettivi martelli, e i loro colleghi guerrieri alle proprie armi.
- Orikal ha sbagliato – si rende conto Odino, sussurrandolo a suo figlio.
Glitternight alza le mani verso gli dei del tuono, la sua tunica si solleva grazie ad un vento invisibile e, cogliendo tutti di sorpresa, riesce a far cadere dalle loro mani i martelli incantati, come se tutt’a un tratto il loro peso fosse diventato insostenibile.
- Non siete più degni di maneggiare quegli stuzzicadenti! – li canzona lo stregone.
Furioso, Thor si scaglia a mani nude contro l’avversario, che con un semplice pugno scaraventa il dio minore dall’altra parte del tetto. Sono molto più potenti di noi!, constata Thor. Pochi altri esseri l’hanno colpito con tanta forza e con così poco sforzo.
Contemporaneamente, Firefly ha emesso una scarica di calore dagli occhi che ha investito con violenza un’impreparata Sif, assieme ai figli di Thor. Tutti crollano feriti.
- Ora basta! – urla Odino, scatenando degli incantesimi contro Glitternight, ma Uno che Era Tutto sa tener testa al miglior mago di Asgard, mentre il suo compagno rivaleggia in forza fisica con gli altri dei del tuono.
Inaspettatamente, due raggi d’energia colpiscono alle spalle i Due che Erano Tutto, mettendoli fuori gioco e mettendo fine ad una battaglia nettamente a svantaggio degli Asgardiani. Tutti, ovviamente si chiedono quale forza possa averli stesi con tanta facilità.
Una leggiadra figura femminile appare dal nulla e si dirige con passo vellutato verso Odino e Thor, il quale istintivamente la riconosce.
- Madre… - la saluta.
- Benvenuta, Jord – Odino saluta la sua antica amante con sollievo – immagino che la tua visita non sia casuale.
- E’ nostra nonna? Wow! – bisbiglia Thrud ai suoi fratelli.
- Non l’avevo mai vista! – le fa eco Modhi.
- La dea della terra suole dimorare all’interno di Midgard, il Mondo sotto la sua protezione – spiega con fare materno Sif, anche se non si tratta dei suoi figli.
Intanto la manifestazione di Gaea ha preso a parlare.
- Salve a voi… e, no, caro Wotan, non mi presento casualmente. Vi state adoperando per salvare il pianeta dai Tre che Sono Tutto e ho intenzione di aiutarvi.
- Il tuo aiuto è molto gradito.
- Non ritengo sia stata un’ottima idea evocare impunemente Glitternight e Firefly: sono entità malvagie e incontrollabili. Nonostante tutto, però, conosco un modo perché la loro nuova esistenza sia utile, il vero motivo dietro il consiglio del previdente Orikal. A questo proposito, le mie simili stanno contattando gli altri pantheon terrestri per richiedere collaborazione, come adesso io la chiedo a voi.
- Cosa vorresti che facessimo, in concreto? – chiede Thor.
- Convocate Buri con la massima urgenza.
- A quale scopo? – domanda Odino.
- Conosco una sola entità abbastanza potente e abbastanza interessata allo stesso tempo per poter intervenire nell’imminente crisi. Sto parlando di mio figlio Atum, che dimora all’interno del Sole.
- Questo non mi chiarisce la necessità di convocare Buri – confessa Odino, che conosce l’anelo alla tranquillità di suo nonno.
- Atum infuse la sua essenza nei fondatori dei pantheon terrestri per motivi che non starò qui a illustrarvi. Ho bisogno di quella essenza per rievocarlo dal suo stato quiescente.
- Non puoi farlo in qualità di Gaea? – le chiede il figlio.
- Come Gaea, sono largamente impegnata a tenere insieme il pianeta, profondamente minato dalla proliferazione umana. Il mio potere è molto limitato da questo fattore e, allo stato attuale delle cose, la mia progenie ha più importanza.
- Va bene, vista la situazione d’emergenza userò un metodo poco ortodosso e poco irrispettoso per convocare il sommo Tiwaz – preannuncia Thor; così, solleva il suo scettro reale, invoca il nome del suo bisnonno e, magicamente, Buri appare di fronte a tutti.
 
- Ma nostra nonna è Jord o Gaea? – si chiede perplessa, frattanto, Thrud. Stavolta è Ashema a risponderle.
- E’ entrambe allo stesso tempo. La Madre Terra è una dea primeva dell’universo e millenni fa si è manifestata in varie forme distinte presso i vari pantheon, per infondere l’essenza della sua genia negli dei del vostro rango, più di quanto avesse fatto Atum con i vostri capostipiti.
- Che mal di testa – scuote la testa la ragazza.

Intanto, Buri è stato aggiornato sulla situazione.
- Non sappiamo quando i Tre attaccheranno, né quanto tempo abbiamo per impedirlo – continua a spiegare Odino.
- Facciamo più in fretta che possiamo, ovviamente – incalza Thor.
- Va bene, cercherò di rendermi utile per il bene dei Nove Mondi.
A quelle parole, decine di portali si aprono sulla tetto del palazzo, portando al cospetto degli Aesir i capostipiti degli altri pantheon: i greci Urano e Gea, i russi Rod ed Erce, gli africani Buluku e Nana, i celtici Nuadu e Danu, i giapponesi Izanagi e Izanami, e così tutte le coppie composte da divinità della Terra e i loro compagni.
- Benvenuti e grazie di essere venuti – li accoglie Thor.
- Non ringraziarci, siamo tutti in debito con gli Aesir ed è nell’interesse di tutti preservare la Terra – parla a nome di tutti Nuadu. In realtà Urano sta lanciando uno sguardo torvo a Thor, visto che gli ha impedito di riprendersi il trono dell’Olimpo, ma il sovrano di Asgard non se ne rende conto.
Senza preavviso, le varie divinità della Terra si avvicinano a Jord ed entrano in lei, che acquista sempre più luminosità, fino a raggiungere il suo classico aspetto dai capelli azzurri e un avvolgente abito verde. All’apparenza è una normale dea, ma tutti sentono la sua presenza preponderante: è la stessa Madre Terra, in questa forma.
- Adesso passiamo alla nuova fase dell’azione – annuncia con voce roboante.
I progenitori dei vari pantheon si dispongono a cerchio intorno a lei, inginocchiati. Con gli occhi semplicemente chiusi, Gaea accede all’essenza di Atum in loro, che si manifesta con una raggiera che parte dai vari dei e culmina in lei. Un ulteriore raggio ascende verso il cielo, fino a colpire il disco solare. Di ritorno, un raggio più intenso scende verso Gaea, investendo lei e gli dei che la circondano con furore. Tutti arretrano spaventati.
Atum è tornato sulla Terra, anche se nella dimensione tangente degli Aesir. Ha riscattato la sua essenza dai fondatori delle genie divine e adesso sta fondendo la sua essenza con quella di sua sorella. Incredibilmente, però, l’essenza di Gaea sembra avere la meglio.
Infatti, quando il fuoco divino si dissipa, gli dei di varie nazionalità sono riversi a terra, privati delle loro forze. Tra loro, troneggia la fiammeggiante figura di Gaea, ancora più luminosa di prima.
- Ritenetevi fortunati, dei, ché avete assistito alla rinascita di Gaea, il nuovo Demogorgo!
- Come direbbe la Cosa, che razza di rivoltante sviluppo – commenta perplesso Red Norvell.
La nuova manifestazione si dirige decisa verso i corpi ancora esanimi di Glitternight e Firefly, si china verso di loro e, dopo una nuova luce abbagliante, li fa dissolvere.
- Ora che mi sono nutrito dei Due che Erano Tutto, sarà facile fare lo stesso con i Tre Che Sono Tutto. Ho fame, ed è ora di cibarmi.
- Cosa avete scatenato? – osa dire Thunderstrike a Thor.
- Non lo so, compagno… spero solo che vada tutto bene – risponde il dio del tuono, senza riuscire a nascondere la sua paura.
- Io porto via i ragazzi, tutto questo va al di là delle nostre possibilità! – annuncia Sif, con il benestare di suo marito.
- No, madre, vogliamo vedere! – si lamenta suo figlio Uller.
- Assisteremo dalla strada, venite – ordina la dea delle messi, e i figli di Thor la seguono riluttanti all’interno di Valaskjalf (seguiti inconsapevolmente da Hescamar), mentre Gaea si libra in volo e diventa splendente come un piccolo sole.
- Che sta facendo, Padre?
- E’ un richiamo per i Tre Che Sono Tutto… li sta attraendo qui per potersene cibare, come falene ad una fiamma! – capisce Odino, grazie alla sua sensibilità mistica.
A confermare queste parole, si apre uno squarcio nel cielo da cui fuoriescono le tre figure della visione di Volla. Non hanno una consistenza fisica, sono immagini dipinte nella volta celeste. Gaea decide di assurgere al loro livello: si innalza fino a scomparire, per poi disegnarsi nel firmamento di Asgard.
- Abbiamo condannato i Nove Mondi, scatenando questa guerra? – si chiede Red Norvell, che ha perso la voglia di scherzare.
- Abbiate fiducia – cerca di rassicurare tutti Thor.
- Come possiamo averne? – lamenta Ashema – Abbiamo tre divinità potentissime, contro un’improbabile alleanza di quattro dei decaduti! Come potrebbero vincere?
- Grazie del conforto, ‘Shema – scherza di nuovo il rosso dio del tuono.

La battaglia ha inizio e per le strade di Asgard si è riunita tutta la popolazione per assistervi. Ogni colpo che Gaea e i Tre Che Sono Tutto si infieriscono l’un altro scuote il cielo e la terra, terrorizzando tutti gli Aesir. A peggiorare la situazione, inizia a cadere un’inquietante pioggia di sangue.
- Che orrore! – commenta Red Norvell.
- Mi ricorda qualcosa[3] – Thor guarda pensieroso le mani già scarlatte.
- Le forze in gioco si equivalgono, è uno scontro che distruggerà il creato, a causa della sua durata – gira il coltello nella piaga Odino.
- Ashema, credo sia il caso di richiamare i nostri creatori – consiglia Thunderstrike, ma la dea non risponde a parole.
- Bisogna inserire una variabile nella battaglia – interviene Thor - Anche se mio figlio è il nuovo dio del tuono, sono ancora il sovrano di queste terre e il signore di questo cielo… per questo posso fare la differenza.
- Cosa intendi? – chiede Odino, ma la risposta gli arriva con i fatti.
Mjolnir inizia a ruotare vorticosamente e il suo possessore interrompe il suo moto in direzione del cielo, verso cui viene trasportato a grande velocità.
- E’ impazzito! – grida Red Norvell.
- Dovevo immaginare che avrebbe rivelato la sua vera natura istintuale anche in questa occasione – dice con rammarico Odino.
- Ma cosa pensa di fare? – si chiede Thunderstrike.
La cosa viene chiarita presto: perso di vista nelle tenebre del campo di battaglia, Thor fa la sua mossa. Il cielo inizia ad essere squarciato da lampi e tuoni di intensità tale da rivaleggiare con le percosse cosmiche delle divinità primordiali. Gli unici a soffrirne sembrano esserne i Tre che Sono Tutto, distratti dall’attacco inaspettato del dio del tuono. Gaea approfitta subitaneamente dell’aiuto di uno dei suoi innumerevoli figli per mettere in atto la prima teofagia, la cui vittima è la dea dall’aspetto rettile.
Tutti gli spettatori chiudono gli occhi, inorriditi dalla truculenza del processo.
Nuovi tuoni squarciano il cielo, e Gaea approfitta subito della sua nuova forza per attaccare i restanti Due che Sono Tutto, che capitolano facilmente contro ogni aspettativa.
- Stupefacente, mio figlio non ha mai dimostrato un tale potenziale – Odino guarda rapito il cielo, e i tuoni in cui Thor si sta manifestando, nonostante la pioggia sanguigna.
- Probabilmente è opera di Gaea – cerca di ridimensionare la questione Ashema. I Celestiali non saranno affatto contenti di tutto questo, pensa tra sé intimorita.
Un applauso risuona per le strade di Asgard alla vista dei Tre Che Sono Tutto annichiliti. L’entusiasmo svanisce di colpo quando ciò che sembrava una semplice cometa si sta dirigendo verso di loro. Il piccolo punto luminoso atterra a tutta velocità sul tetto dello Scoglio degli Uccisi, creando un piccolo cratere e facendo barcollare Odino, Red Norvell, Thunderstrike e Ashema, colti impreparati dal ritorno di…
- Thor! Stai bene? – si avvicina l’ex monarca. Suo figlio è ancora fumante, ma si rialza con una certa facilità.
- Io… sì, grazie, sono solo alquanto stordito – dice, alzando lo sguardo verso il cielo, tornato normale. Di Gaea non c’è più traccia.

Gimlé, Sala del Trono, qualche minuto dopo.
Mentre all’esterno infuria un acquazzone evocato da Thor per lavar via il sangue da Asgard, il sovrano del Regno Dorato si ritrova circondato dai suoi cari, che si stanno occupando di lui.
- Allora, padre, raccontaci! – Thrud assilla suo padre.
- Lascialo riposare – la mette a bada Sif.
- Si è riposato abbastanza – rincalza Uller – Allora?
- Io… non so trovare le parole. Mi sono perso nel cielo, sono diventato per alcuni istanti tutt’uno con esso e con mia madre…
- Ma i Tre che Sono Tutto sono sconfitti? – chiede conferma Odino.
- Sì… ma sono costati il sacrificio della Madre Terra.
- Perché? – domanda Jarnsaxa.
- Gaea predomina, ma in sé alberga uno stuolo di divinità: da Atum e tutti gli dei primevi da lui precedentemente assorbiti, fino ai Cinque che Erano Tutto  E’ una divinità indifferente, adesso, il cui unico interesse è la propria sopravvivenza.
- Vuoi dire che Midgard è condannata? – deduce rassegnato Uller.
- No, Gaea è tornata nel cuore della Terra e questo fatto, da solo, contribuirà alla sopravvivenza del pianeta… ma la Gaea che conoscevamo non esiste più. Se Set o Chton dovessero tornare su Midgard, come sembra probabile da alcuni recenti accadimenti[4], non ci sarebbero che gli eroi terrestri ad ostacolarli. Forse neanche mia madre esiste più.
- E’ una vittoria, questa? – si chiede Odino, ma nessuno sa dargli una risposta convincente.

Thor#17
COSI’ PARLO’ GODSTALKER


“Amo colui che castiga il suo dio, perché ama il suo [dio], giacché egli dovrà perire per la collera del dio.”
F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra


Valaskjalf, la dimora celeste di Odino.
L’ex sovrano di Asgard sta rimirando il Cristallo della Visione, sotto l’occhio curioso dell’attuale monarca degli Aesir.
- Cosa scruti, Padre? Altre minacce incombenti? – gli chiede Thor, avvicinandoglisi.
- Affatto, almeno per ora. Mi tengo informato sugli altri dei che popolano Midgard, questioni che non ci riguardano direttamente. Ho appreso con piacere del ritorno all’individualità degli dei nordamericani[5], unici scampati subito al genocidio di Seth. E seguo con piacere le vicissitudini di uno strano dio su Midgard…[6] Piuttosto – rivolge la testa verso di lui, squadrandolo - tu non mi sembri sereno, eppure dovresti esserlo. Hai contributo a salvarci tutti.
- Lo so, sei nel giusto, ma per farlo ho avuto un’esperienza… stordente. Sono diventato puro tuono per aiutare Gaea… e questo mi solleva frotte di dubbi sul nostro essere. Inoltre, Ashema evita abilmente questo argomento e mi pare molto preoccupata dopo quello che è successo.
- Su questo non ti do torto: la tua ospite ci nasconde qualcosa.
- Inizio a temerlo anch’io. Come se non bastasse, temo di aver perso definitivamente mia madre, corrotta dalla malvagità di cui Gaea si è nutrita e da cui è stata cambiata.
- Jord non è mai stata davvero presente nella tua esistenza, non crucciartene.
- E ho intenzione di rimediare – una voce femminile fa sobbalzare i sovrani.
- Madre! Cosa ti porta qui? – si meraviglia Thor, vedendo a sorpresa la sua genitrice nella stanza.
- Il ventre di Gaea non è più accogliente come una volta. Ho preferito essere partorita a tempo indeterminato per godere del Regno Dorato.
- Sei la benvenuta tra di noi – la abbraccia teneramente Odino, rinvangando inconsciamente i loro intimi incontri.
- Grazie, spero sarà lo stesso per tutta la vostra famiglia – sorride raggiante la dea.
Poco dopo, madre e figlio si inoltrano in una passeggiata per le strade di Asgard, come non era mai successo loro.
- Come va con la tua famiglia? Non credere che io sia onnisciente solo perché sono anche una dea primeva…
- Non mi abituerò mai all’idea che tu sei allo stesso tempo Gaea e un suo parto.
- Ciò non ti ricorda nessuna religione di Midgard? – allude divertita Jord.
- Già, ma è meglio non inoltrarci in certi argomenti, il monoteismo non è ben visto da noi della vecchia guardia. Mi chiedevi della mia famiglia… va tutto abbastanza bene. Uller sta studiando per succedermi al trono, Magni si allena tenacemente come signore degli elementi… forse Modi e Thrud si sentono trascurati, ma li ritengo abbastanza maturi per potermi fidare di loro.
- Com’è il rapporto tra Sif e Jarnsaxa? Mi interessa particolarmente, fintanto che resterò ad Asgard e incontrerò più volte Frigga… non sono molto ferrata negli attuali costumi degli Aesir.
- Apparentemente sereno, dopo un inizio turbolento. Ignoro la mentalità delle donne, per cui non riesco a capire la vera natura del loro rapporto – confessa il dio del tuono, provocando una risata in entrambi.

Eliudnir, reggia di Hela.
La regina di Hel sta banchettando con hungr e sulltr, i classici piatti a base di fame e carestia.
- Serve altro, signora? – chiede il servile Ganclati alla dea della morte.
- No, vai pure a oziare. Lo stesso vale per te, Ganglott – congeda la sua serva.
Ultimamente, la sovrana dell’oltretomba è abbastanza serena: Odino e Thor le sono riconoscenti per aver indirettamente salvato i Nove Mondi, grazie alle predizioni di Volla, e conosce un segreto che potrebbe distruggerli. Tutto ciò di cui riesce a lamentarsi è la penuria di sudditi, di anime da torturare che popolino il suo regno. Per sua fortuna, tra di esse può annoverare sua madre, che gode dell’immunità dalle atrocità del Niffleheim. In questo modo può vagabondare liberamente nel regno e fare compagnia a sua figlia in ogni momento.
- Salve, sangue del mio sangue – proferisce improvvisamente qualcuno alle spalle di Hela, che si sarebbe aspettata una voce femminile a pronunciare quelle parole. La dea si volta spaventata, ma non vede nessuno.
- Chi ha parlato? – domanda al nulla, con tutta la sua altezzosità regale.
- Non riconosci la voce di tuo padre? – allude l’invisibile ospite.
- Loki?! Ma… come sei arrivato qui? E dove sei? – parla, senza sapere dove guardare.
- Sono entrato da Gnipahellir, ho guadato il Gyoll e lo Slidr, ho intrapreso il lungo e faticoso cammino di nove giorni e nove notti e bla bla, tutta la trafila, no, che domande mi fai? Per rispondere all’altra domanda: sono avvolto dalla Cappa dell’Invisibilità, del tesoro dei Nibelunghi, ricordi? Mi protegge non solo dalla vista altrui, ma anche da qualunque genere di ricerche mistiche. Non ho potuto separarmene: non voglio che la vendetta di Odino e Thor ricada su di me.
- Non preoccuparti: tra le mura di Eliudnir sei al sicuro. Per un patto stipulato all’alba dei tempi, Odino non ha alcuna autorità nella mia dimora.
- E’ anche per questo che mi sono recato qui – lascia scivolare il mantello incantato, che scopre a poco a poco la sua figura – Ah, che piacevole sensazione…
- Loki, ma… la tua mano?
Il malefico dio mostra il suo moncherino putrescente.
- La maledizione del Tesoro mi impedisce di farmela ricrescere. Dovrò dedicarmici con maggiore accanimento, e se fallirò, la mia vendetta contro il responsabile Thor sarà ben più atroce di quella che sto già architettando.
- Ormai non siete più fratellastri – lo avvisa Hela.
- Sì, ho avvertito che Odino mi ha disconosciuto, diseredato. Ingrato. Non che me ne importi, alla luce di quello che è successo. Questo mi facilita le cose.
- Cos’hai in mente? – gli chiede curiosa.
- Qualcosa che potrebbe anche riguardarti…
- Caro! – irrompe improvvisamente una sensuale voce femminile, chiudendo il discorso precedente.
- Angerboda! Che piacere vederti – Loki saluta la sua amante, già madre di Hela. La strega corre ad abbracciarlo, senza riuscirci appieno: è pur sempre l’ombra di ciò che era.
- Anche per me: ho subito sentito che sei arrivato tra noi. Vuoi che porti i tuoi saluti a Sygin e Narfi? – sembra divertirsi l’orchessa, ricordando la moglie e il figlio che Loki ha ucciso con le sue stesse mani.
- Ci penserò dopo personalmente, grazie del pensiero – sorride diabolicamente il dio, all’idea di vederli torturati. Ma rimarrà deluso.
- Sediamoci, abbiamo molto di cui parlare – Hela invita i suoi genitori ad accomodarsi – padre, vuoi conoscere un segreto che potrebbe esserti utile contro i tuoi nemici?
- Cosa riguarda?
- Malekith – rispondono all’unisono madre e figlia.
Tutti e tre sorridono maliziosamente.

Himiniborg, alle estremità di Bifrost. Più tardi…
A Heimdall non sfugge nulla, dalla sua dimora alle porte del Regno Dorato. Tantomeno può sfuggirgli l’ignoto visitatore che sta arrancando sul Ponte dell’Arcobaleno, in sua direzione. Avverte un’aura divina in lui, pur sconosciuta; e dopo le terribili esperienze con gli alieni Dei Oscuri, la precauzione non sembra mai essere troppa.
Giallarhorn, il suo corno, viene vigorosamente suonato con una particolare melodia, che ispira automaticamente allarme e potenziale pericolo alle orecchie degli Aesir.
I maggiori guerrieri di Asgard abbandonano repentinamente ciò che stanno facendo, afferrano le prime armi disponibili e si fondano all’entrata del Regno Dorato, sicuri di dover fronteggiare una minaccia degna del Ragnarok.
Volstagg, Hogun e Fandrall sono i primi ad accorrere, seguiti a ruota da Thor, con suo padre, i suoi fratelli, sua moglie, e i suoi figli, Thunderstrike, Red Norvell e un plotone di sudditi armati, tra cui Ashema e l’inatteso Vali Lokison, armato di tutto punto.
- Vali, come mai sei qui? – gli chiede Thialfi, il giovane guerriero, amico di Thor, mentre corrono verso Himiniborg.
- Spero che la minaccia annunciata da Heimdall sia mio padre – stringe più forte il manico della spada, con il fuoco negli occhi. Roskva, con un semplice sguardo, consiglia a suo fratello di non indagare oltre: è chiaro che il giovane darebbe qualsiasi cosa per uccidere Loki, che ha a sua volta ucciso sua madre e suo fratello davanti ai suoi occhi.
Qualcun altro, però, è sorpreso di un’altra presenza nella mischia.
- Sif, come mai in veste di guerriera? – Thor domanda a sua moglie, che ultimamente si era dedicata al suo ruolo di madre e di regina.
- Nostalgia dei vecchi tempi, e un grande senso di responsabilità – spiega telegraficamente la dea delle messi, poco prima di giungere a destinazione.
La frotta di guerrieri, capitanata da Thor e Odino, giunge al cospetto di Heimdall.
La delusione, mista al sollievo, arriva presto: non sembra esserci nessuna emergenza.
- Gullintanni– il sovrano richiama l’attenzione del guardiano con un epiteto che non usava da secoli – esigiamo una spiegazione. Chi è costui?
Tutti guardano incuriositi l’individuo a cui allude il dio del tuono: al pari di Heimdall, tutti avvertono che si tratta di un dio, ma non corrisponde a nessuno di quelli che sono a loro noti. Ha un aspetto decisamente inconsueto, soprattutto a causa del suo bizzarro abbigliamento.
- Lasciate che vi spieghi io – rompe il silenzio l’alieno, calamitando ulteriormente l’attenzione su di sé – Chi tra di voi è il capo del vostro pantheon?
- Io – rispondono all’unisono Odino e Thor, per poi scambiarsi sguardi carichi di perplessità e potenziale rancore.
- Ascoltatemi, allora. Io… dovrei detestarvi per essere stati la causa di tanto male… ma sono una divinità benevola, so che le vostre intenzioni erano buone e così mi sento in obbligo di mettervi in guardia…
- Di cosa parli, straniero? – si altera giustamente Odino.
- Ero noto come Freas ai miei antichi adoratori di Rigel… e sono l’unico sopravvissuto del mio pantheon.
- Cosa vi è successo? – domanda Sif, in veste di regina.
- Il vostro messaggio è risuonato in tutti gli angoli dell’universo, forte e chiaro[7]. Per noi è stato motivo di sollievo: stavamo preparando il viaggio verso Asgard, finché… non abbiamo scoperto che lo stesso messaggio ha contribuito a risvegliarlo.
- Risvegliare chi? – cerca di capirne di più Thor.
- Godstalker… il Persecutore di Dei. Una creatura dei Celestiali di enorme potere, dormiente fino a poco tempo fa.
Alcuni sguardi si dirigono verso Ashema, visibilmente tesa.
- Questo Godstalker ha sterminato il vostro pantheon? – chiede conferma Sif.
- Sì, nutrendosi della nostra energia cosmica. Io sono un dio della pace e… fuggendo per l’impossibilità di combattere, ho evitato l’oblio, ma sul suo cammino verso questo mondo molti altri nostri fratelli staranno cadendo, colti impreparati.
- Si sta dirigendo qui? – deduce Odino.
- Le sue direttive sono state proferite esplicitamente dalla sua bocca blasfema: il suo scopo ultimo è terminare “coloro che fomentano l’alleanza tra i pantheon”. Inequivocabilmente voi.
- Cosa sai dirci di Godstalker? – Thor si rivolge risoluto ad Ashema, deciso a sbrogliare la matassa una volta per tutte.
- Non c’è tempo per raccogliere ulteriori informazioni. L’unico vostro scopo dev’essere prepararvi alla minaccia e far fronte comune… - cerca di evitare di rispondere la creatura dei Celestiali.
- Per questo abbiamo bisogno di conoscere il nemico! – non si lascia fuorviare il dio del tuono.
- Avete bisogno di conoscere voi stessi, il nostro potenziale – interviene Freas – Siamo tutti energia cosmica incarnata… e questo - dalla sua mano estrae letteralmente uno strano scettro con una luminosa pietra gialla in cima - può aiutarvi ad attingere ad essa.
- Fermo! - si allarma Thor, brandendo Mjolnir - Cos’è?
- E’ un artefatto sacro per i Rigelliani… è la Pietra dell’Illuminazione, che svelerà l’identità del Designato[8]. Al momento, però, servirà allo scopo di risvegliare tutto il nostro potere.
- No! Non lo permetterò! - sentenzia Ashema, dai cui occhi e dalle cui mani inizia a ribollire minacciosa energia.
Prontamente, un raggio parte in direzione di Freas. Il dio alieno, dal canto suo, alza semplicemente una mano e para pienamente il colpo con un invisibile campo di forza.
- Non so combattere, ma so perfettamente difendermi – spiega, nel frattempo che Odino strappa lo scettro dalle mani di Thor e lo punta contro Ashema, sortendo l’effetto di farla accasciare al suolo.
- Ma cosa…?! – dice confuso Thor.
- Dobbiamo capirne di più – spiega Odino.
- Potrei interpretare tutto ciò come un atto di ostilità nei miei confronti – intima Freas – voglio sapere perché ospitate una pericolosa creatura dei Celestiali tra di voi! Siete in combutta con i nostri nemici, forse?!
- No, siamo sorpresi quanto te… non ci aspettavamo questa reazione da Ashema…
- Colei che Ascolta? – chiede terrorizzato Freas, guardandosi intorno.
- Sì, lei porta lo stesso nome del Celestiale che l’ha creata – indica la dea ora inerme, a cui Odino si avvicina.
- Parla, Ashema. Vogliamo una spiegazione – le ordina, in tutta la sua autorità.
- Non parlerò, Odino – lo avverte audace.
- La verità – interviene Freas, prima che Odino possa manifestare il suo sdegno - è che i Celestiali temono noi divinità: sanno che se ci coalizzassimo per cooperare rovesceremmo facilmente la loro supremazia cosmica!
- Folle! I Celestiali sono aldilà delle vostre blasfeme definizioni! – si altera Ashema, che inquietantemente riesce a muovere solo la bocca dopo l’intervento di Odino.
- Dici? Eppure il Celestiale da cui prendi il nome, notoriamente, si è fatto carne…
- Sono stufa di ascoltare… queste… blasfemie… - si porta le mani alla testa Ashema, libera dal transitorio incantamento di Odino. La sua voce è spezzata e il suo volto rigato dalle lacrime.
- E adesso che succede?! – commenta, quasi divertito, Red Norvell, tra la folla.
- Non so, ma penso che chiederò ai Vendicatori di unirmi a loro: questo è diventato un regno di folli – confessa Thunderstrike al suo collega, tra il serio e il faceto.[9]
Intanto, Thor alza il suo martello sulla testa della dea, in segno di minaccia.
- Non alzerai un dito prima di averci dato qualche spiegazione, Ashema.
- Non chiamarmi così – digrigna i denti, ancora in ginocchio – non ho niente a che fare con Colei che Ascolta. Sono stata creata dagli altri Celestiali.
Il monarca spalanca occhi e bocca per lo stupore, ma non fa in tempo a chiedere ulteriori delucidazioni.
Tutti rimangono basiti nel vedere Bifrost vibrare, del tutto innaturalmente. Heimdall sembra il dio più sconvolto di tutti.
- Che succede? – si chiede banalmente.
Una luce, in fondo al ponte, si fa sempre più vicina ed incombente, e le vibrazioni aumentano di pari passo con il suo avvicinamento, a tutta velocità.
- Godstalker! – svela la sua identità Freas.
Prima che qualcuno possa scansarsi, la creatura dei Celestiali investe il gruppo di guerrieri con potenza inaudita, che vengono abbattuti come minuscoli birilli da un’immensa boccia di fuoco. La maggior parte di loro ha perso i sensi, ma i più temprati combattenti di Asgard cercano di rialzarsi, a fatica.
Odino, Thor, Balder, Vidarr, Tyr, Vali ed Hermod osservano atterriti l’imponenza di Godstalker: è una creatura umanoide, rilucente di potere cosmico, apparentemente contenuto da un’armatura nera e gialla.
- A causa dell’infrazione del patto n. 183, i Celestiali vi condannano a morte. L’esecuzione verrà eseguita dal sottoscritto – annuncia il Persecutore, con voce atonica.
- Questo è tutto da vedere – ribatte Thor, colpendo il terreno con il manico di Mjolnir. A quel gesto, un fulmine colpisce in pieno l’avversario, senza alcun effetto evidente. Il dio del tuono ha però guadagnato il tempo di rialzarsi. Ma non gli servirà molto.
- Nessuna ostilità è ammessa – recita Godstalker, emettendo un raggio ottico che investe il monarca, che a stento si ripara al suo martello: non può evitare di rovinare a terra, data la potenza dell’attacco.
Vali cerca di attaccarlo alle spalle, ma un colpo secco della creatura lo scaraventa a metri di distanza.
- No! – grida Odino, che teme di perdere per la seconda volta in poco tempo suo figlio.
Hermod dà fondo a tutte le sue energie, colpendo a massima velocità, ripetutamente, il nemico, che però scompare, per riapparire alle sue spalle e metterlo fuori gioco facilmente.
Quando la situazione sembra ormai disperata, Ashema inizia a parlare con tono perentorio. Nessuno capisce il senso delle sue parole, ma è poi chiaro a tutti che Godstalker sembra essersi spento: è meno luminoso ed è in piedi, assolutamente fermo.
- Cosa hai fatto?
- Gli ho detto di prendersi una pausa, Ricciolidoro – Ashema sfoggia un’inedita ironia.
- Potevi farlo e non l’hai fatto subito?! – si arrabbia il biondo e barbuto dio, ancora dolorante.
- Ringraziami se l’ho fermato – si alza completamente la donna, imitata da molti guerrieri, tutti storditi.
Mjolnir parte improvvisamente alla volta di Ashema, abbattendola. Quando ritorna nelle mani del suo padrone, questi grida secco:
- Ho perso la pazienza, donna: dammi una spiegazione o ti farò torturare dalle ancelle di Hela – la minaccia, e la creatura sente che il sovrano non sta scherzando, così come lo sentono i suoi parenti, spaventati.
- Va bene – si alza, circondata da dozzine di dei - Secoli fa, voi dei stipulaste un patto con i Celestiali: se non aveste più interferito con le questioni dei mortali, non sareste stati cacciati dalla Terra e avreste avuto salva la vita. Un patto di non-interferenza e non-belligeranza che avete generalmente rispettato… fino al ritorno di Thor sulla Terra, nei panni fittizi di Donald Blake. L’evento ha funto da spartiacque: dopo di esso, le ingerenze di voi divinità terrestri si sono moltiplicate, non solo sulla Terra, ma anche occasionalmente in altri quadranti dell’universo. I Celestiali non possono tollerare le vostre numerose infrazioni; normalmente Godstalker è preposto alla cattura e al trasporto dei nemici dei Celestiali nel suo Palazzo della Demistificazione[10], dove essi vengono giudicati e condannati; ma per la vostra insubordinazione i Celestiali vi hanno condannato all’estinzione, senza appello.
- Cosa? Perché ora? E perché non ci hanno distrutto con le loro mani?
- Come sempre, vi dimostrate divinità finite. La concezione del tempo dei Celestiali è completamente diversa dalla vostra: ciò che a voi paiono tredici anni terrestri, per i Celestiali corrispondono al tempo necessario per prendere risoluzioni nei vostri confronti. Sarebbe stato auspicabile, per loro, che la carneficina operata da Seth non fosse stata invalidata dal patto suggellato con Mefisto. Purtroppo, le conseguenze della Teomachia sono andate oltre le più nefaste aspettative, con il ritorno degli dei e delle creature magiche terrestre di tutti i tempi, e hanno portato a ulteriori decisioni, tra cui l’esilio di Ashema da questo quadrante, a causa della ricostruzione di Asgard che ha operato, e la mia creazione.
- Perché sei stata creata?
- Per monitorarvi, per risvegliare Godstalker e attirarlo sulla Terra… e non solo. Purtroppo, sono intervenuti altri fattori nella mia missione. In me è in corso un conflitto tra la mia vera programmazione, la simulazione dell’atteggiamento benevolo dell’originale forma umana di Ashema e… i… sentimenti… sviluppatisi spontaneamente grazie alla convivenza con voi. E’ vero che, in un certo senso, potreste costituire un pericolo per i Celestiali: Thor l’ha dimostrato recentemente, sfruttando tutto il suo potenziale come dio del tuono. Credo anche, però, che abbiate diritto tanto quanto i Celestiali di vivere, agire e combattere.
- Siamo tutti a dir poco confusi da ciò che ci stai rivelando, e abbiamo molti dubbi. Davvero, come dice Freas, i Celestiali ci temono, soprattutto in una possibile alleanza?!
- La nostra mente è troppo limitata per conoscere davvero i miei creatori. Sicuramente possiedo nozioni in merito di cui voi non entrerete mai in possesso, ma la verità è che è impossibile sciogliere il mistero che circonda i Celestiali. Inenarrabili sono le loro origini, mutevole è la loro natura, innumerevoli sono i loro propositi. Potresti anche venire a conoscenza di un loro aspetto, ma esso sarebbe solo una delle migliaia di sfaccettature della verità.
- Ashema... o chiunque tu sia.... mi hai più volte convinto a non indagare a fondo su certe questioni. Ma ciò non toglie che vorrei saperne di più sulla natura di noi, semplici dei. Senza bugie.
- Potrei farti un discorso molto simile, con il difetto di fondo di non essere affatto esplicativo.... anche se la verità è incredibilmente più accessibile. Ma parliamo sempre di divinità, il che implica concetti che il semplice raziocinio non è in grado di concepire. Naturalmente, non tutte le divinità mitologiche hanno la vostra origine. Alcune sono semplice energia cosmica allo stato fisico, come voi. Altre, invece, sono semplici creature finite dal grande potere. Come alcune specie di Eterni.
- E perché allora mi hai parlato di un pianeta da cui deriveremmo tutti? Faceva parte del raggiro!?
- Potrei dirti che quel pianeta su cui i Celestiali vi contattarono era solo una tappa verso la vostra colonizzazione dell'universo, ma sarebbe una definizione semplicistica e arbitraria.
- Ho compreso che non debbo affannarmi a comprendere la verità – conclude diplomaticamente Thor, stanco di ricevere risposte sibilline.
- Esatto. Come dicevo prima, qualsiasi ipotesi è veritiera, se riferita agli dei. Posso dire che siete il terzo stadio di un complesso esperimento dei Celestiali, o divinità preesistenti manipolate e contenute dai Celestiali per paura, o anche che i Celestiali non hanno niente a che vedere con voi e siete nati proprio come narrano le mitologie terrestri... e non ho mentito in nessuno di questi casi. Siamo tutti divinità: è nella nostra natura essere misteri insondabili. Ed è nella nostra natura essere ciò che gli altri credono.
- Questo non esclude però l’esistenza dei pantheon alieni che desidero conoscere, come Freas testimonia.
- Sì, ma non pensare di poterne conoscerne tanti. Molti dei si sono estinti per inedia. Molti altri sono periti a causa di Galactus, che ha distrutto i mondi su cui i loro regni metafisici si fondavano. Altri si sono sterminati a vicenda in lotte fratricide, altri… sterminati da Godstalker. Ben pochi pantheon sono sopravvissuti, dall’alba delle civiltà universali…
- Tralasciando queste argomentazioni filosofiche e storiche, vi ricordo che ci sono questioni di maggiore priorità: il fato di Godstalker e Ashema – cambia argomento Odino, riprendendo in parte il ruolo che ha affidato a suo figlio.
- Hai ragione: vi ho tradito e avreste il diritto di decidere la mia sorte. Ma deciderò io per voi: non voglio che le informazioni che ho raccolto su di voi cadano in mano ai miei creatori, né voglio che il Persecutore di Dei vi stermini. C’è solo un modo per impedire entrambe le eventualità.
- Di cosa parli? – si metta in allerta Thor.
Ashema si avvicina a Godstalker e, prima che qualcuno la possa fermare, punta le dita contro il petto dell’arma umanoide, facendola esplodere in un accecante lampo silenzioso, che investe i guerrieri e Asgard come un’ondata di piacevole tepore.
Quando la luce cessa, di Ashema e Godstalker non rimane più traccia.
- Il Persecutore di Dei ha rilasciato tutta l’energia metafisica di cui si era impadronito – spiega Odino, per non intaccare la sua fama di dio onnisciente – e Ashema si è fatta travolgere fatalmente dal rilascio. Il Regno Dorato è saturo di queste energie, adesso; mi preoccuperò di incanalarle ai nostri alleati dei, che mi hanno manifestato difficoltà nel ricostruire i propri regni ultraterreni, proprio a causa della penuria di energia cosmica.
- Un ottimo proposito, padre – risponde Thor, con gli occhi lucidi. Neanch’egli ne comprende il perché.
- Freas, sei un ospite benvenuto qui ad Asgard – lo informa Sif.
- Grazie dell’ospitalità e grazie di aver contribuito a sventare la minaccia dei Celestiali, ma il mio posto non è qui. Ho intenzione di far visita ai nostri fratelli sopravvissuti, di esplorare le mille colonie di Rigel… c’è un intero universo che mi aspetta.
In un angolo della sua mente, il sovrano di Asgard lo invidia.
- Allora buon viaggio, amico, e grazie di averci messo in guardia contro le minacce al nostro regno.
- Era mio dovere. Mi raccomando, state sempre all’erta dai Celestiali. Arrivederci, Aesir – saluta tutti Freas, incamminandosi sul Ponte dell’Arcobaleno.
- E adesso? – chiede, poco dopo, Sif a suo marito.
- Adesso abbiamo molto di cui riflettere – risponde Thor, con lo sguardo perso nell’infinito.

Dal prossimo episodio:
Cambia autore, cambia registro: una nuova era parte per Asgard e il suo attuale sovrano...  ma non ci sono forse un paio di trame ancora in sospeso?!

Note
Così si conclude questa lunga avventura – non senza un certo magone da parte mia – con una sconfessione di ciò che io e Fabio Furlanetto avevamo tentato di rivelare nel #6 della serie sull’origine degli dei (l’ultimo della nostra collaborazione). Se diamo credito alla “falsa Ashema redenta”, ogni spiegazione è valida (o, in altri termini, nessuna lo è). Ho lasciato un paio di semi che spetterà al mio successore (rossointoccabile) decidere se raccogliere o meno.  Per la cronaca, Godstalker è apparso solo in storie di Blackwulf e Captain Marvel, ignoro se siano state edite in Italia. Ringrazio Fabio Furlanetto, Carlo Monni e Valerio Pastore, senza i quali non sarei arrivato fin qui! Ci vediamo sulle mie altre serie!

 

 



[1] Tutto avvenuto dietro le quinte. Gli dei egizi, nel nuovo contesto, sono apparsi in “Fantastic Force”#5.

[2] Nella minisaga su “L’Uomo Ragno”#23 e “Power Pack”#15.

[3] Probabilmente la saga “Marvel vs DC”…

[4] State seguendo “Darkhold” di Xel e “Supernaturals” di Valerio, nevvero?

[5] Su Rangers#15-16 di Valerio Pastore.

[6] Che si riferisca a un certo comprimario di Starbrand di Fabio Furlanetto?

[7] Parla del messaggio diretto a divinità aliene alla Terra, lanciato da Ashema nel #11.

[8] Presa di peso da storie di Thor non in continuity..

[9] Per sviluppi della vicenda leggete Vendicatori#24 di Fabio Volino|

[10] Dove Godstalker è stato risvegliato nel #13.



[i] Rivoluzione avvenuta nello scorso episodio.

[ii] POWER PACK #2

[iii] Forze Speciali di Difesa Nazionale, per gli smemorati :)

[iv] CAMPIONI #12